All’indomani della Prima dell’Aida, vento epocale che ha degnamente celebrato i cento anni del Festival lirico dell’Arena, Gianmarco Mazzi, sottosegretario alla Cultura, ha convocato alla Gran Guardia il convegno “L’Opera del futuro” con gli operatori del settore, atteso a rinnovare e sviluppare il sistema italiano della lirica, “patrimonio nazionale”, da rafforzare anche a livello internazionale. Il convegno s’è svolto per tutta la mattinata con la partecipazione del sovrintendente del Teatro alla Scala di Milano Domenique Meyer, il commissario al Maggio Fiorentino Onofrio Cutaia, la sovrintendente della Fondazione Arena di Verona, Cecilia Gasdia, il sovrintendente del Teatro La Fenice di Venezia, Fortunato Ortombina, il sovrintendente del Teatro Lirico di Cagliari, Nicola Colabianchi, il sovrintendente del Teatro Carlo Felice di Genova, Claudio Orazi, il Sovrintendente del Teatro Lirico di Trieste, Giuliano Polo, il capo di gabinetto del ministro Sangiuliano Francesco Gilioli, altri membri delle istituzioni ed anche lavoratori del settore e melomani.
“C’è il nostro impegno reale e concreto, non retorico, per il mondo dell’Opera, che è un punto di forza riconosciuto del’Italia. A questo mondo vogliamo dare slancio”, ha detto Mazzi. ”Non abbiamo soggezione verso i teatri stranieri, perché quando andiamo all’estero vediamo che loro hanno come mito proprio l’Italia. L’esterofilia non ci appartiene. Noi lavoriamo per esportare la nostra cultura, per far primeggiare la cultura italiana”.
Mazzi, tra l’altro, ha sottolineato la necessità che nell’ambito delle Fondazioni liriche la figura del Sovrintendente e quella del Direttore artistico siano distinte, per il semplice fatto che il primo ha la responsabilità complessiva dell’istituzione, compresa quella economica, mentre il secondo deve occuparsi solo dell’aspetto artistico.
Il sottosegretario veronese alla cultura a anche indicato la necessità di “portare nuovo pubblico nei teatri, soprattutto giovane”. In questo un ruolo importante ce l’ha la scuola che però deve rafforzare l’educazione musicale.
Per Mazzi, che com’è noto è un grande manager dello spettacolo, l’Opera non deve essere considerata solo in una è prospettiva museale, ma può avere un futuro solo integrando tradizione e innovazione. “Vogliamo scatenare l’entusiasmo di questo settore- ha affermato- e lavorare per riuscire ad avere le sale piene”.