Un marchio per rappresentare la ciliegia, che porta in sé un intero territorio. La perla rossa che viene coltivata nell’arco collinare che incornicia la provincia veronese ha ora un nuovo vestito che è stato presentato ieri durante l’evento organizzato da Coldiretti Verona al Mercato Coperto in Galleria Filippini.
Sono intervenuti Alex Vantini, Presidente di Coldiretti Verona, Salvo Garipoli, Direttore di SG Marketing che ha curato lo studio grafico, Giorgio Girardi, Responsabile del settore ortofrutta di Coldiretti Verona. In rappresentanza della Regione i consiglieri Alessandra Sponda, Stefano Valdegamberi, Enrico Corsi e il Presidente della Commissione Agricoltura Marco Andreoli.
Il rosso e il verde sono i colori che spiccano su campo bianco nel packaging che d’ora in poi verrà utilizzato dalle aziende agricole, dalle cooperative e dai rivenditori che avranno sottoscritto l’accordo di partecipazione.
“Il nostro obiettivo – ha affermato Giorgio Girardi – era quello di dare un vestito a un prodotto destinato a distinguersi dagli altri dando continuità a un percorso iniziato con la Mela di Verona.”.
Il marchio: due ciliegie stilizzate che sostituiscono la lettera “o” nella scritta “Ciliegia della Colline Veronesi”.
L’area di riferimento del marchio comprende i 54 comuni dell’arco collinare veronese dove ci sono 1.800 aziende, per lo più di piccole dimensioni, dedicate alla coltura della ciliegia.
Secondo i dati di Avepa rielaborati dalla Coldiretti, nei primi vent’anni del secolo il comparto cerasicolo scaligero ha subito un andamento negativo. Dal 2020 la ripresa, seppur ancora moderata: da 2.123 ettari coltivati a ciliegie nel 2000, si è passati ai 1.949 nel 2019 (- 8%) per poi risalire a 1.955 nel 2022 (+ 0,35%).
La media produttiva dell’ultimo quinquennio è stata di tutto rispetto: 152 mila tonnellate con una impennata di produzione nel periodo di maturazione delle varietà medio tardive (58% dell’intera produzione) come il Durone e la Mora di Cazzano. La quasi totalità delle ciliegie raccolte è destinata alla vendita per il consumo immediato direttamente in azienda o attraverso i mercati generando un valore della produzione pari a quasi 30 milioni di euro annuali. Molto poco viene invece portato all’industria per la trasformazione.
Il 25% delle aziende produttrici è organizzato in cooperative che si occupano dell’assistenza tecnica e della vendita. La commercializzazione viene gestita dai quattro mercati presenti sul territorio: Illasi, Negrar, San Pietro in Cariano e Montecchia di Crosara. Quest’ultimo, che accoglie tutta la produzione della vallata dell’Alpone (che nel 2022 ha rappresentato il 24% della produzione dell’intero areale) è l’unico a disporre di celle di conservazione e macchine selezionatrici. I mercati gestiscono il 31% della produzione per un fatturato di circa 9 milioni. Il 54% è nelle mani di commercianti che controllano circa 15 milioni di indotto, mentre il restante è rappresentato dalla vendita diretta. Le ciliegie vengono poi destinate per il 60% ai supermercati e ai fruttivendoli del Veneto, il 33% alle altre regioni mentre il 7% è destinato all’export.
“L’indotto del comparto –il commento del presidente Alex Vantini – è molto rilevante per un areale tutto sommato limitato. Con il nuovo marchio ci aspettiamo che nel 2030 la superficie di impianti di Ciliegia delle Colline Veronesi cresca del 10% e nel 2040 di un ulteriore 7% arrivando a rappresentare una delle migliori produzioni nazionali. A fronte di una crescita così rilevante, però, deve corrispondere una adeguata soddisfazione economica dei produttori”. “Il nostro impegno ora – ha concluso Vantini – è tutto proiettato all’ottenimento dell’IGP. Il nuovo marchio è solo l’inizio di un iter ancora piuttosto lungo e difficoltoso che, al di là degli aspetti tecnici, comporta un doveroso impegno da parte di tutta la politica”.