(paolo danieli) I due studenti di un istituto tecnico di Rovigo che l’11 ottobre scorso avevano sparato con una pistola ad aria compressa a pallini alla professoressa sono stati promossi ricevendo un bel nove nel voto di condotta. Il ministro del’Istruzione Valditara si è detto sorpreso della decisone del collegio dei docenti e, pur nel rispetto dell’autonomia della scuola, ha chiesto loro una relazione per avere delle spiegazioni.
Chi scrive ha avuto spesso otto in condotta. Ero un po’ irrequieto. Chiacchieravo col compagno di banco o ero distratto o non seguivo la lezione. Qualche volta facevo degli scherzi e sono anche stato cacciato ‘fuori dalla porta’, con nota sul registro. Ma non ho mai sparato ai professori. Lo giuro. E tanto meno ho mai messo loro le mai addosso. Anche se con qualcuno, un po’ stronzo, la tentazione ci sarebbe stata. Ma il senso dell’autorità, della gerarchia, delle regole era talmente forte che, anche quando arrivava una punizione o un voto ingiusto, mai mi è passato per la mente di sparare al professore. E nemmeno di tirargli con la fionda o con la cerbottana. Correvano gli anni ’60.
Che cosa bisogna fare oggi per prendere otto in condotta, se chi spara prende nove?
Forse perché la pistola era solo ad aria compressa. Probabilmente se avessero sparato con una Beretta o una Smith&Wesson l’otto se lo sarebbero meritato. In fin dei conti l’insegnate non è neanche morta. Solo ferita. E anche lievemente. Quindi: nove. E promossi.
All’epoca invece avrebbero ricevuto il famoso “sette in condotta con l’espulsione da tutte le scuole del Regno”, come si diceva.
Ma a pensarci bene, caro Valditara, non c’è da meravigliarsi. Non si dice che la scuola deve preparare alla vita? E allora non accade lo stesso per la giustizia?
Se chi compie i delitti più efferati, prende l’ergastolo, che poi si riduce a vent’anni o anche meno, chi ruba o chi truffa senza violenza, in proporzione che cosa dovrebbe prendere? Un premio? E’ questo l’andazzo, caro Ministro. A forza di abbassare l’asticella, si arriverà al punto che invece di punire bisognerà premiare. In fin dei conti il nove è sempre un buon voto.