(di Carlo Rossi) Confesso. Non la conoscevo. Anche per questo l’incontro ha avuto un felice esito inaspettato. La leggenda la vuole Spagnola come suggerito dal nome Tintilia, dall’etimo iberico Tinto cioè rosso, un vitigno introdotto dai Borbone nella seconda metà del Settecento. La Tintilia del Molise dell’azienda degustata, Valerio Campi, è un’ icona di tutto il Molise, di una cantina in Località Selvotta, a Monteroduni (IS).

La rinascita nel recente passato del vino in Molise è partita dalla cantina di Claudio Cipressi, a San Felice, con la realizzazione del primo impianto sperimentale, e grazie alla rivalorizzazione dell’uva locale per eccellenza, la Tintilia, che era stata accantonata per fare spazio a vitigni più redditizi. L’uva Tintilia è stata la chiave di volta con cui i produttori molisani hanno rilanciato l’enologia locale e i suoi vini. A partire da Cipressi si è diffusa rapidamente tra i vignaioli dell’area pedecollinare centrale, come Vincenzo Cianfagna di Acquaviva Collecroce (CB) e poi, più giù, Vincenzo Catabbo, di San Martino in Pensilis. Da lì è salita fino alle alture dell’Alto Molise, dove sorgono aziende come Agricolavinica o Cantina Herero, per riscendere fino alle colline che si dirigono verso la costa adriatica, da produttori come Angelo D’Uva a Larino e Di Majo Norante a Campomarino. Vigneti di Tintilia si spingono persino nelle aree più costiere dove, pur non potendosi più fregiare della DOC perché al di sotto del limite altimetrico minimo di 200 m s.l.m., danno comunque vita a ottimi vini, soprattutto spumanti rosati.

Valerio Campi è una tenuta antica, il cui nucleo centrale risale al 1836, sita nel cuore dell’Appennino centro meridionale. La viticoltura si affianca ad altre attività agricole e occupa 14 ettari, tutti classificati secondo un attento lavoro di zonazione e condotti in biologico, con varietà Tintilia, Montepulciano e Falanghina.

La Tintilia rappresenta il vino di punta del Molise e ne esprime il carattere forte , la territorialità, l’asprezza e la morbidezza delle sue colline. Ha un colore rosso rubino con riflessi violacei, specie in gioventù, al naso sentori di frutta rossa che vanno dalla ciliegia matura ai piccoli frutti rossi. Dalla prugna, arricchiti da note speziate di pepe, liquirizia, che si evolvono in radice di liquirizia, e note tostate di cacao e caffè, mentolate di eucalipto. Questa è la texture di Opalia di Valerio Campi.

L’uvaggio è Tintilia in purezza; zona di produzione Monteroduni (IS) località vigneto Miranda; tipologia terreno di medio impasto, tendenzialmente argilloso; sistema di allevamento cordone speronato; produzione per ettaro 70 q.li e resa uva in vino 70%; epoca della vendemmia fine ottobre ; vinificazione in acciaio inox e fermentazione malolattica interamente svolta in barrique allier e tronçais di primo e secondo passaggio per 24 mesi.

Un vino regale dal colore al sapore che narra la storia del Molise. Complimenti.