(DI Gianni Schicchi) Sorprendente presenza della giovanile Orchestra del Conservatorio di Praga nella basilica di San Zeno, diretta da una sensibile musicista come Miriam Nemcova.

Il complesso ceco, uno dei più antichi in Europa, è in tour attraverso l’Italia, grazie al co- interessamento di Massimo Santaniello, clarinettista di fama e direttore artistico del Teatro Balzan (La piccola Fenice) di Badia Polesine, per anni docente dello strumento anche a Legnago.

L’applauditissima serata a San Zeno, dal titolo “Una Sinfonia per la Pace”, si è svolta a conclusione del tradizionale mese zenoniano e comprendeva l’esecuzione di due gioielli di Antonin Dvorak (massimo compositore ceco): l’Ouverture Carnival op. 92 e la Nona Sinfonia “Dal Nuovo Mondo”. A completarla anche lo spettacolare Concerto per clarinetto n° 1 in fa minore op. 73 di Karl Maria von Webr, che per la sua difficoltà dà il massimo rilievo al solista, nello sviluppo sia del virtuosismo meccanico che delle capacità di commozione mediante l’imitazione della vocalità melodrammatica. Massimo Santaniello ne ha dato una lettura virtuosistica di grande rilievo, specie in alcuni passi del finale che richiedono agilità estreme delle dita, ma notevole è risultato anche il tempo lento, impostato quasi come un’aria vocale.  

Santaniello ha concesso poi un bis davvero spettacolare e inaspettato: una trascrizione per clarinetto e orchestra della celebre Rapsodia in blue di Gersshwin, pagina fra le più amate del pubblico, che ha raccolto l’intensa ovazione dei presenti.       

Piatto forte della serata, naturalmente la conclusiva, famosa Sinfonia Dal Nuovo Mondo di Dvorak, largamente ispirata ai canti negro americani e alle tradizioni popolari dei pellirossa, fortemente mediate e filtrate attraverso la sensibilità europea. La direttrice Miriam Nemcova, ha diretto la serata da provetta e raffinata interprete. Nella Nona Sinfonia, soprattutto, rinuncia all’enfasi retorica, alle atmosfere plumbee e ai ruvidi spessori dei riferimenti interpretativi storici, compensati invece da un nitore tecnico, una cura dei minimi dettagli e una violenza di contrasti che giustificano in pieno la liceità dell’operazione. Virtuosismo in sommo grado, dunque, ma al servizio di un’intelligenza formale e una lucidità di analisi mai disgiunta da un profondo coinvolgimento emotivo. La prova superba e compatta della giovane Orchestra del Conservatorio di Praga è di uno splendore timbrico coinvolgente, assai lontano dai cupi e massicci connotati sonori delle tradizionali orchestre di area mitteleuropea. Il forbito sinfonismo di Dvorak si dipana così all’insegna dell’unità poetica e della coerenza proprie solo dei più grandi musicisti della storia. Serata di grande successo. (gianni schicchi)