(di Stefano Cucco) Arriva come commissario straordinario il generale Francesco Paolo Figliuolo (affiancato come sub-commissari dai tre Presidenti delle Regioni coinvolte nella recente alluvione), ma l’emergenza è lontana dal dirsi definita. «E’ indispensabile sistemare il reticolo idraulico dell’Emilia Romagna, sommerso dall’alluvione, entro l’estate per non esporre la popolazione ad ulteriori rischi di fronte alle probabili piogge autunnali, la cui violenza può essere accentuata a seguito della crisi climatica» questo l’accorato appello arriva da Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI), audita in Commissione Ambiente della Camera dei Deputati. Prosegue Vincenzi: «I nostri canali sono stati inondati dalle 23 rotte registrate negli argini dei fiumi e, nonostante l’inadeguatezza a ricevere un tale massa idrica, sono stati fondamentali ad allontanare l’acqua dal territorio, grazie alla grande competenza idraulica presente nei Consorzi di bonifica. Ora l’alluvione, però, presenta il conto e per il nostro settore ammonta a circa 1 miliardo e 200 milioni di euro: 200 milioni di costi vivi per la gestione delle emergenze, 400 milioni per riparare i danni più urgenti, 600 milioni per riportare il territorio alla condizione ante alluvione».
«Nel solo comprensorio ravennate – precisa Stefano Francia, presidente del Consorzio di bonifica della Romagna – deve essere sistemato un migliaio di chilometri di canali oltre a numerosi impianti idraulici e circa 80 chilometri di strade collinari, pregiudicate dalle frane».
«Abbiamo poche settimane per riparare almeno 100 chilometri di alvei – aggiunge Antonio Vincenzi, presidente del Consorzio di bonifica della Romagna Occidentale – poi ce ne saranno altri 200 da sistemare per evitare di affossare un’agricoltura d’eccellenza mondiale».
«Nel bolognese – prosegue Paolo Pini, direttore del Consorzio di bonifica della Renana – servono oltre 55 milioni per ripristinare il reticolo idraulico, dove sono un centinaio i chilometri di canali danneggiati. Per gestire l’emergenza nel nostro comprensorio è stato necessario attivare costantemente 24 impianti e questo, già oggi, significa un aggravio di costi pari a quasi a due milioni e mezzo di euro».
«Alla politica – conclude Francesco Vincenzi, presidente anche di ANBI Emilia Romagna – segnaliamo una situazione di persistente emergenza, di cui la tuttora aperta rotta del torrente Idice, è immagine emblematica; al Governo chiediamo l’urgente stanziamento di adeguate risorse economiche, nonché iter prioritari per la loro spesa, al fine di dare risposte concrete alle esigenze di un territorio, che non si arrende e che vuole guardare al futuro. I nostri progetti per migliorare la gestione idraulica sono a disposizione degli organismi decisionali, perché è inconcepibile che in un Paese idricamente fortunato come l’Italia, l’acqua non sia solo fonte di vita, ma troppo spesso causa di sofferenze. Sarà questo uno dei temi centrali dell’annuale Assemblea ANBI, convocata a Roma martedì 4 e mercoledì 5 luglio prossimi».