Solo nel comune veronese gli abitanti delle zone a rischio sono 12.000, se si calcolano anche quelli in provincia si arriva a 20.000, questi i dati di “Verona 2040”, lo studio di Ance e Confindustria.
Quello dell’Emilia non è stato infatti solo un caso isolato. Secondo l’ultimo rapporto dell’ISPRA (2021) le aree con elevate possibilità di frane o alluvioni ed erosione costiera sono il 18,4% (55.609 kmq) della superficie italiana e su queste zone è localizzato il 94% dei Comuni italiani (7.423 su 7.901). Verona tra questi.
Necessario quindi agire prima che avvengano le tragedie, come sottolinea il Presidente dei Costruttori veronesi, Carlo Trestini «Questi esborsi emergenziali potrebbero essere contenuti se solo si entrasse in scena prima del disastro con interventi sulle infrastrutture, sulle reti idriche e sulla tutela del suolo. A quanto pare il vecchio detto “prevenire è meglio che curare” sembra non essere chiaro».
In questo senso, Rovigo può essere d’esempio. L’anno scorso il comune di Garzare di Lusia ha iniziato, e concluso in pochi mesi, la costruzione del diaframma plastico sulla sponda destra dell’Adige. Un muro di contenimento a tenuta stagna inserito nell’argine per evitare riversamenti di acqua verso la cittadina.
Tra le soluzioni possibili anche la mappatura precisa delle fragilità del territorio e delle infrastrutture sul quale basare un programma di manutenzione, insieme alle risorse necessarie.