(di Bulldog) Verona raccoglie al Catullo quanto ha seminato. La spaccatura attuale – la Fondazione CariVerona che si astiene sulle nuove nomine e mette in vendita la partecipazione – è la dimostrazione plastica che non solo non esiste un “sistema Verona”, ma che i suoi presunti attori puntano a cose diversissime fra loro. E la crescita della città non è fra queste.

Se SAVE, già oggi primo azionista e player indiscusso (per competenza, capacità manageriale e portafoglio dato che ha già messo sul piatto 60 milioni e altri ne ha chiesti a tutto l’azionariato) del Catullo, domani potrà incrementare la propria partecipazione avvicinandosi o prendendosi un po’ alla volta la maggioranza del capitale (anche se non è necessario per comandare…), non sarà perché il mondo è “cinico e baro“, perché “son tutti contro Verona“, ma – banalmente – perché la nostra città negli ultimi trent’anni non è stata in grado di esprimere una classe dirigente all’altezza.

SAVE arriva a Verona come “cavaliere bianco“, come “salvatore della Patria” dopo gli sfracelli delle amministrazioni 100% scaligere che, tanto per non sbagliarsi, neppure davanti alla ritirata obbligata sono riuscite a trovare un partner industriale che non fosse un diretto competitor. Imbarazzante.

Deve fare un esame di coscienza la politica veronese – tutta -; debbono farselo a maggior ragione i corpi intermedi che sembrano più interessati a conservare posizioni personali; deve farselo la Curia che ha imbottito per anni gli enti economici di figure dagli scarsi risultati. E devono farselo gli elettori veronesi che, per una volta, dovrebbero anche porsi qualche domanda sui risultati ottenuti dal proprio voto: abbiamo perso le banche, l’assicurazione, l’aeroporto, non abbiamo un presidente della Regione da cinquant’anni…non è che di questa marginalità siamo gli autori principali? come mai il “ti con nu, nu con ti” vale soltanto quando parliamo di una squadra di calcio?

Cosa accadrà fra Fondazione, Camera di Commercio e Comune di Verona la prossima settimana quando in ballo ci sarà l’assemblea di VeronaFiere? Cosa faranno i soci veronesi del Catullo quando l’azionista di maggioranza relativa metterà sul piatto i milioni dell’aumento di capitale per i nuovi investimenti? saranno della partita o si condanneranno all’essere plasticamente poco o nulla?

In questo che non vuole essere però un cupio dissolvi, c’è un ultimo raggio di speranza: nel frullatore delle nomine del Catullo sono entrate tre figure di valore, che hanno esperienza, che vogliono bene a Verona e tengono al suo futuro. Le cito? Ecco fatto: Flavio Piva e Marco Wallner come consiglieri d’amministrazione e Nicola Fiorini come sindaco effettivo. Hanno un ruolo proprio, nome e curriculum. La speranza è che possano lavorare.