Il Pronto Soccorso di Legnago rischia la chiusura notturna. A lanciare l’allarme Stefano Gottardi, Segretario Generale Uil Fpl di Verona, che per ruolo è particolarmente attento ai problemi della sanità veronese.
Il motivo è sempre quello: la mancanza dei medici e degli infermieri e l’insufficienza dei servizi della medicina del territorio, a cominciare dai medici di famiglia. Accade così che i cittadini della Bassa quando hanno un qualche problema vadano direttamente al Pronto Soccorso di Legnago, che è l’ospedale di riferimento, che di conseguenza viene intasato di un sacco di accessi impropri, ovvero i famosi ‘codici bianchi’, che corrispondono a quelle prestazioni che il Sistema sanitario regionale considera ‘evitabili’ e per i quali chiede il pagamento della prestazione all’interessato.
«I codici bianchi- dice Gottardi- arrivano anche al 90%. Abbiamo ricevuto segnalazione che le visite vengono effettuate anche nei corridoi, chiaro segnale che la mancanza di servizi alternativi sul territorio ha determinato un appesantimento che grava esclusivamente su questa struttura e di conseguenza sul personale che deve sopportare carichi di lavoro in netto peggioramento e uno stress che raggiunge livelli elevati».
Due medici se ne sono già andati e l’organico è di 9 medici a tempo indeterminato su 24 ore più il primario. La pianta organica ne prevederebbe 18.
«La professionalità e bravura di questi pochi medici – continua Gottardi- ha permessosi mantenere il servizio. Ma a breve non sarà più possibile per l’assenza di altri tre medici».
La conseguenza nel medio periodo potrebbe essere l’impossibilità di garantire il servizio notturno. Con quali alternative possibili?
La soluzione, come in altre situazioni, potrebbe essere ancora una volta il ricorso a medici liberi professionisti. Con un aumento dei costi. «Ce ne sono già tre come supporto – ricorda il sindacalista della Uil, che coprono 28 turni. E’ questo il futuro del Servizio Sanitario Regionale del Veneto? Una situazione del genere non era mai avvenuta prima in un grande bacino di utenza che raccoglie tutti i comuni della bassa veronese. Un’ultima considerazione conclude Gottardi –. Aver chiuso il punto di primo intervento a Bovolone ha creato molti disagi e sembra che gli effetti negativi non siano finiti; serve un’inversione di tendenza per la tenuta del Servizio Sanitario Regionale in questo vasto territorio».