(di Giorgio Massignan) L’assessora alla pianificazione territoriale Barbara Bissoli, giovedì 6 luglio, nella meravigliosa sala maffeiana, ha presentato la variante di adeguamento del Pat (Piano Regolatore) agli strumenti urbanistici sovraordinati della Provincia e della Regione, (Ptpc e Ptrc).
Ha affermato che a questo piano di adeguamento, seguirà la Variante Generale del PAT, dove verrà espressa l’idea di città della nuova Amministrazione.
Da quanto si evince dalle parole dell’assessora, questa Variante è considerata solo una formalità burocratica. Ma, secondo il mio parere, non è proprio così.
Innanzitutto, limitandosi al solo adeguamento agli strumenti sovraordinati, vengono inseriti nel Pat scelte peggiorative per l’equilibrio territoriale e paesaggistico, oltre a confermare le destinazioni del Pane della Regione che prevede, tra le altre, l’edificazione nella zona esondabile del Nassar di Parona di fronte all’Adige.
Da rilevare che nel piano provinciale (Ptpc) del 2015 è ancora presente il traforo e in quello regionale (Ptrc) del 2020 è stata eliminata l’intera parte dedicata alla tutela paesaggistica, rimandando l’approvazione del Piano Paesaggistico previsto da una legge del 2004.
Inoltre, anche per questa Variante, è stato utilizzato il solito metodo di redarla al chiuso del Municipio, quindi di presentarla al pubblico, iniziando la raccolta di contributi esterni nei tempi stabiliti; a cui farà seguito l’approvazione della Giunta e la conseguente adozione da parte del Consiglio.
Nella realtà, si sta permettendo che le decisioni urbanistiche prese dalle precedenti amministrazioni, rimangano in vigore, con i relativi progetti che andrebbero invece valutati attraverso uno studio organico e complessivo del territorio. Alcuni esempi:
- La destinazione dell’area agricola della Marangona;
- La mappatura e l’utilizzo delle aree dismesse;
- Il Piano Folin;
- Il Polo della cultura urbano;
- Il Centro polifunzionale al forte Santa Caterina al Pestrino.
Anche se i tempi erano stretti, (ma la Provincia è ancora più in ritardo), si poteva utilizzare il metodo dell’urbanistica partecipata e mettere a tutela il territorio sino alla Variante Generale.
Sarebbe stata una sorta di Progetto Preliminare di Piano in previsione della successiva Variante Generale al Pat, che avrebbe ripulito il vecchio strumento urbanistico dei progetti troppo impattanti.
Certamente una scelta ai limiti, più complessa, giuridicamente e tecnicamente difficile, ma con la volontà politica, attuabile.