Verona non si chiamerà fuori dal prossimo aumento di capitale del Catullo, ma cercherà un’intesa con la Provincia di Verona e con quella di Trento; a fine estate un board per rilanciare l’ideale olimpico in città e per accelerare con la preparazione di Verona alle Olimpiadi e ParaOlimpiadi invernali del 2026; non rallenteremo sul Central park e nessuna preclusione ai privati nel ridisegno urbanistico della città e, infine, la squadra di governo non si cambia, ma cercherà di attrarre alla politica i tanti talenti nascosti che oggi sono ai margini della vita pubblica: Damiano Tommasi non si è sottratto alle domande che Matteo Scolari e Beppe Giuliano gli hanno rivolto a in occasione del primo anno dall’insediamento a Palazzo Barbieri. Tommasi è stato intervistato nella trasmissione “Squadra che vince” che andrà in onda questa sera, alle 19,15 su RadioAdigeTv (replica alle 21.15).
«La cifra di questa amministrazione – ha sottolineato il sindaco – starà proprio nella capacità di creare una cultura diversa in città che sappia coinvolgere le tante eccellenze, le tante risorse umane e professionali che in questo momento non si sentono attratte dalla politica e dalla vita pubblica. La mia impressione è che “fuori” dal Palazzo vi siano tantissime energie e che la nostra più grande difficoltà stia proprio in una macchina amministrativa che non è ancora capace di adeguarsi ai loro ritmi ed alle loro potenzialità. E’ un tema che non riguarda esclusivamente la politica, ma che dobbiamo porci se vogliamo confermarci città europea».
Verona è attesa dalla grande sfida delle Olimpiadi, eppure nulla in città dice ai cittadini ed alle centinaia di migliaia di turisti che oggi l’affollano che saremo sede olimpica: «Il ritardo c’è e per questo a fine estate daremo vita ad un comitato che metta insieme tutte le realtà cittadine per accelerare su questo ed arrivare in ordine all’appuntamento. Nel 2024, confermo, Verona sarà presente all’Olimpiade di Parigi per presentarsi alla platea globale dello sport. E’ uno sforzo non soltanto infrastrutturale, ma culturale e di tutti. Basta vedere le polemiche sorte dopo l’annuncio dei lavori previsti in centro per adeguare le infrastrutture elettriche: c’è bisogno di una maggiore consapevolezza, di pazienza ed attenzione al bene complessivo della città. Anche da parte dei singoli veronesi».
Central park: «Non l’abbiamo rallentato né vogliamo cassarlo, ma dobbiamo essere onesti: prima del 2027 non si vedrà nulla. Troppe le situazioni da sistemare. Continuiamo a parlare con gli sviluppatori dell’area. E certo non vogliamo fermarci lì: il Central park da solo non risolverà tutti i problemi di calore e qualità dell’aria di Verona. Dobbiamo pensare ad una strategia più complessiva che coinvolga anche i quartieri».
Nell’intervista anche il rapporto con Fondazione CariVerona, “l’affaire” Arena di Verona che a breve debutterà anche in un aula di giustizia, il rapporto con le opposizioni e, infine, il tema dei diritti civili: «Non ci siamo fatti prendere la mano da una moda e non importa se i numeri – sia delle domande di trascrizione dei bambini da famiglie monogenitoriali, sia negli atti di omotransfobia, sia al fine vita- siano bassi o nulli: non ne faccio una questione ideologica, ma di rispetto delle persone. Non sono atti amministrativi e basta: è la vita di una persona, di una famiglia, di una bambina o di un bambino, di una persona sofferente. Mi concentro su quello».
Appuntamento alle 19.15 su RadioAdigeTv.