(di Stefano Cucco) Lungo la Penisola sono stati ben 2000 gli eventi estremi (dalle “bombe d’acqua” alle grandinate), che hanno caratterizzato il 2022, indicato come uno degli anni più siccitosi della recente storia climatica italiana con temperature superiori di 3 gradi alla media (fonte: European Severe Weather Database); tali fenomeni anche tragici non hanno però inciso definitivamente sulla crisi idrica, ma hanno provocato gravi danni al territorio ed enormi difficoltà per la gestione idraulica.
Il report settimanale dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche indica come gli effetti dell’anticiclone africano, che ha infuocato i Paesi del bacino mediterraneo, stiano iniziando a condizionare le disponibilità idriche dei territori lungo lo Stivale a conferma che i benefici delle precipitazioni delle scorse settimane risultano meramente temporanei, se non esistono adeguate infrastrutture nel territorio, atte a raccogliere l’acqua per distribuirla in tempi di crisi climatica, caratterizzata da periodi sempre più lunghi di assenza delle piogge.
Nelle regioni del Nord Italia colpisce la velocità, con cui i livelli dei grandi laghi si siano rapidamente abbassati e tornati sotto media: il Verbano, calato di oltre 60 centimetri, è ora al 47,6% di riempimento; si dimezza l’acqua disponibile nel Lario (adesso al 38,2% della capacità); anche il livello del Sebino è sceso di 30 centimetri (riempimento: 57,1%), mentre il Lago di Garda ritorna ad essere la “cassaforte” idrica d’Italia, attestandosi al 69,3% della propria capacità d’invaso.
In Veneto crescono i fiumi Adige e Piave, che attualmente registra un livello superiore ai 6 anni precedenti; buone anche le portate di Livenza e Bacchiglione, mentre stabile è il Brenta. Nel mese di giugno gli apporti pluviali sulla regione sono stati in linea con la media mensile ed i bacini, che ne hanno maggiormente beneficiato, sono stati quelli di Adige (+22%), Po (+22%), Pianura tra Livenza e Piave (+19%), Sile (+18%); migliora contestualmente la situazione delle acque sotterranee, che attualmente superano sia i livelli raggiunti lo scorso anno che quelli del 2017, altro anno fortemente siccitoso (fonte: Arpa Veneto).
Per il fiume Po le portate sono più che dimezzate rispetto a 15 giorni fa, scendendo sotto il 50% della media storica: nelle stazioni più a monte si è in linea con i valori del siccitosissimo 2022, mentre a Piacenza si è scesi al di sotto dei 300 metri cubi al secondo.