Vincenzo De Luca, presidente della Campania (Pd), è sempre stato contro il numero chiuso a Medicina.
Ma stavolta va giù di brutto, com’è nel suo stile, che l’ha reso tra i governatori più amati dagli italiani, e non si limita più a sottolineare l’incongruenza tra le limitazioni d’accesso alla Facoltà e la mancanza di medici di cui soffre l’Italia, ma spara a zero contro il metodo del test d’ingresso.
“Una porcheria”, lo definisce De Luca. E non si riferisce solo al tipo dei quiz, degli inutili rompicapo che con la professione di medico c’entrano ben poco, ma anche sul metro per valutarli, che cambia di anno in anno, e sulle modalità di dare i risultati dopo sei mesi. “ll quiz è a febbraio, il risultato te lo danno a settembre. Ma questo è un manicomio, non è un paese civile!”.
E punta il dito sull’ingiustizia sociale che secondo lui si nasconde dietro i corsi che vengono organizzati per affrontare i test d’ingresso. Hanno un costo anche di 5 mila euro. Un vero e proprio business che si consuma sulla pelle degli studenti ed alla faccia del diritto alla studio e che rappresenta un ostacolo insormontabile per i “figli della povera gente” che non possono più andare a Medicina. “Una vergogna!” Esclama De Luca.
Il problema degli accessi alla Facoltà di Medicina continua ad essere fonte di polemiche e di dissenso. Specie dopo che l’attuale maggioranza di governo, che durante la campagna elettorale aveva dato da intendere che avrebbe abolito il numero chiuso, rimandando la selezione al corso di laurea, lo ha invece mantenuto, modificando solo il numero dei posti disponibili.