(di Paolo Danieli) Iris Setti, una signora di sessant’anni, è stata assassinata da un nigeriano clandestino senza fissa dimora durante un tentativo di stupro avvenuto in pieno giorno in un parco di Rovereto.
La vittima è morta poco dopo in ospedale per le gravi percosse ricevute. Il criminale è stato subito individuato e arrestato. Era noto alle forze dell’ordine perché era già stato protagonista di atti di violenza. Ma era in giro. Come erano in giro gli autori di altri omicidi e violenze avvenuti negli ultimi anni.
Ciò che è successo a questa signora poteva succedere ovunque
E’ successo a Rovereto, ma poteva succedere anche a Verona. E non perché le due città sono separate da soli 76 chilometri, ma perché oggi il pericolo di simili delitti è ubiquitario. Ubiquitario, come la distribuzione degli immigrati irregolari.
Ce ne sono dappertutto. E anche qui ne stanno arrivando in continuazione. Lo Stato li fa sbarcare e poi li distribuisce sul territorio secondo la logica dell’’accoglienza diffusa’.
I ‘centri d’accoglienza’ sono pieni. I Prefetti li mandano ai Comuni e i Sindaci non sanno più dove metterli. Gioco forza, proprio per la loro distribuzione ‘diffusa’, sfuggono a qualsiasi controllo.
Ma questo il governo fa finta di non saperlo.
E continua a far sbracare immigrati irregolari. E va sottolineato irregolari. Perché l’immigrazione legale è ormai stata accettata come una necessità. E se la maggior parte degli stranieri arrivati in Italia si son integrati e vivono dignitosamente, ora non possono pretendere che gli italiani accettino anche l’immigrazione illegale.
Anche perché illegalità genera illegalità. E questo è incompatibile in uno stato di diritto.
La gente ha paura. Hanno un bel dire le autorità preposte che l’insicurezza dei cittadini è più percepita che reale. Glielo vadano a raccontare ai famigliari della signora di Rovereto massacrata perché non si è lasciata violentare.
Oppure, illegalità per illegalità, i tifosi dell’accoglienza ci verranno a dire che la signora doveva lasciarsi stuprare perché così si sarebbe salvata la vita. E il povero straniero, in fin dei conti, avrebbe così potuto dato sfogo ad un bisogno naturale, conculcato dalla società bianca, repressiva e razzista.