(di Paolo Danieli) «Costruire un carcere nuovo – dice il Ministro della Giustizia Nordio – è costosissimo, è impossibile sotto il profilo temporale, ci sono vincoli idrogeologici, architettonici, burocratici. Con cifre molto inferiori possiamo riadattare beni demaniali in mano al ministero delle Difesa compatibili con l’utilizzazione carceraria».
Il Ministro ha ragione da vendere. Le carceri sono sovraffollate ed i detenuti vivono in condizioni inaccettabili. Quest’anno ci sono già stati 47 suicidi, tre dei quali solo in Veneto, spia di una situazione indegna di un paese civile cui bisogna mettere mano. E in fretta.
Nordio osserva che, spese e vincoli a parte, è una questione che non può essere risolta costruendone di nuove. Ci vuole troppo tempo. Meglio allora utilizzare le caserme dismesse. Soprattutto per i condannati per reati che non destano allarme sociale.
L’idea di Nordio a Verona non è una novità.
S’è già realizzata quando il ‘Campone’, la caserma austriaca e poi italiana che si può vedere in via del Fante, era stato trasformato in carcere. E come tale ha funzionato fino a che nel 1994 è stato chiuso e sostituito dalla Casa Circondariale di Montorio, più moderna e razionale. In teoria.
Perché poi, con l’immigrazione, s’è riempita all’inverosimile di stranieri, facendo saltare tutti gli schemi e i buoni propositi di chi l’aveva progettata.
Il Campone è stato di proprietà del Demanio fino al 2006, quando è stato acquistato dal gruppo Santoni. Ma poi non se n’è fatto più nulla. Doveva essere utilizzato per gli uffici giudiziari. Adesso è lì, vuoto. Ecco allora che l’idea di Nordio sembra fatta apposta per metterlo a posto e ripristinarlo come carcere, tirandolo fuori dal degrado in cui versa.
Oltretutto, il Campone è già un ex carcere. Quindi tutto sarebbe più facile. Il tribunale è lì attaccato, e le traduzioni sarebbero facilissime, con risparmio di mezzi, uomini e denaro. In più, cosa utile per il loro reinserimento nella società, si potrebbe anche di far lavorare gli stessi detenuti come manodopera per il restauro del Campone.
Un’ultima, ma non secondaria considerazione. Essendo un’ ex-caserma, le celle erano in realtà le camerate dove dormivano i soldati. Molto più ampie delle anguste e sovraffollate celle di Montorio. Gli stessi detenuti che hanno avuto la ventura di sperimentare le une e le altre dichiarano che le camerate sono di gran lunga preferibili sotto tutti i punti di vista, compresi quella della sicurezza individuale e della socializzazione.
C’è, è vero, l’obiezione degli agenti di custodia che osservano: siamo già adesso in difficoltà perché siamo troppo pochi. Figuriamoci se dovessimo tenere sotto controllo anche altre strutture! Obiezione fondata. Ma una scelta bisogna farla.
O si lascia marcire la situazione come s’è fatto finora, oppure si deve assumere personale e fare come dice Nordio. C’è anche un’altra strada: più radicale e meno costosa: svuotare le carceri. Pretendo gli stranieri e rispedendoli a casa loro.