(di Paolo Danieli) Le autorità insistono sul tema sicurezza. Verona è una città sicura. Eppure passare per certe zone sta diventando un problema. Specie col buio. E se portare fuori il cane alla sera fino a qualche anno fa era un modo per fare un po’ di movimento prima di andare a letto, oggi è qualcosa da fare con circospezione e prudenza e che alcuni preferiscono evitare.

Non sono poche, per non dire tutte, le donne che hanno paura di uscire da sole col buio. Tanto che alcune ci rinunciano. Sono troppi gli atti di violenza che si sentono e si leggono che vengono commessi. A Verona come in tutt’Italia.

Accoltellamenti, pestaggi, stupri. E soprattutto gruppi di persone poco raccomandabili che occupano questa o quella strada, questa o quella piazza e la considerano ‘cosa loro’. E se passi cercano il tuo sguardo per sfidarti, facendoti capire che lì, loro, fanno quello che vogliono. E che non ti passi neanche per l’anticamera del cervello di aprire bocca se vedi uno di loro pisciare contro il muro o una vetrina o sfasciare a terra una bottiglia.

Rischi di finire in ospedale. Se poi sei una donna…beh, meglio fare un’altra strada. 

Tutto questo è cosa di ogni giorno. 

Ma, dicono le autorità, cui va tutto il rispetto dovuto al loro ruolo, Verona è sicura. Semmai il problema è la ‘sicurezza percepita’.

Come dire: se voi cittadini non vi sentite sicuri, questo è un fatto soggettivo, un’opinione, non qualcosa di reale. Se tu hai paura del buio o del Babau è un problema tuo. Non dello Stato e di chi ti deve tutelare.

Solo che se tutti i giorni i media sono un bollettino di guerra fra stupri, omicidi, pestaggi e reati contro il patrimonio; se in circolazione ci sono migliaia e migliaia di persone senza fissa dimora, senza permesso di stare in Italia e quindi incontrollabili; se ci sono porzioni di territorio in mano alla delinquenza e dove i comuni cittadini non possono accedere; se in circolazione ci sono decine di migliaia di auto senza assicurazione che se ti vengono addosso son cazzi tuoi, tutto ciò secondo il Questore, il Prefetto e su, su fino al Ministro degli Interni, fa parte della ‘sicurezza percepita’.

sicurezza

Ma la sicurezza o è percepita o non è tale

La sicurezzacondizione o caratteristica di ciò che è sicuro, privo di rischi o di pericoli (voc. Zingarelli della lingua italiana) è innanzitutto qualcosa che si percepisce.

E se questa percezione è condivisa dalla maggior parte dei cittadini diventa un dato oggettivo e non soggettivo, come si vorrebbe far passare per tranquillizzare e rassicurare circa la capacità delle autorità preposte di tenere la situazione sotto controllo. E anche per giustificarsi.

Le Forze dell’Ordine fanno quello che possono. E non c’è bisogno di alcuna giustificazione. Sono anch’esse vittime di un sistema che va cambiato. Deve farlo il Governo. Se non lo fa la Destra chi lo farà mai? Se vogliamo che i tutori dell’ordine siano efficaci, non li si può lasciare con il culo scoperto come accade. Ma per favore non nascondiamoci dietro il dito della ‘sicurezza percepita’.