(di Paolo Danieli) Fino a qualche anno fa la parola ‘negazionismo’ non s’era mai sentita. Non esisteva. Sul vocabolario la voce più vicina che si poteva trovare era ‘negazione’ che, come recita lo ‘Zingarelli’, è “l’atto del negare”. Ma non esisteva né ‘negazionista’ né ‘negazionismo’.

Sono parole nuove, neologismi, entrate a far parte del linguaggio alla fine degli anni ’70. Il dizionario ‘Treccani’ definisce il negazionismo come “una corrente antistorica e antiscientifica del revisionismo la quale, attraverso l’uso spregiudicato e ideologizzato di uno scetticismo storiografico portato all’estremo, non si limita a reinterpretare determinati fenomeni della storia contemporanea ma, spec. con riferimento ad alcuni avvenimenti connessi al fascismo e al nazismo (per es., l’istituzione dei campi di sterminio nella Germania nazista), si spinge fino a negarne l’esistenza”.

Quindi il termine ‘negazionista’ è stato coniato per definire colui che ‘nega l’evidenza’, data per assodata ed incontrovertibile, del dato storico dello sterminio degli ebrei avvenuto tra il 1939 e il 1945.

Questa parola però in seguito ha cominciato ad essere usata anche nei confronti di chi nega altri eventi, considerati altrettanto veri e incontrovertibili.

In occasione della pandemia chi ne negava l’esistenza, ritenendo il Covid una specie di influenza, o negava la validità del vaccino, è stato pure definito ‘negazionista’, partendo dal presupposto che l’esistenza della pandemia è un’evidenza scientifica. E così l’efficacia del vaccino.

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Il negazionismo climatico

L’ultima forma inventata di negazionismo è quello climatico. Etichetta che viene affibiata a chi ritiene che i cambiamenti climatici siano una realtà normale, dovuta alla ciclicità degli eventi naturali e non esclusiva conseguenza all’attività umana.

E poiché il mainstream, supportato dagli scienziati allineati -non da tutti gli scienziati- ha deciso che la verità è esattamente l’opposto, e cioè che le mutazioni del clima sono esclusivamente di origine antropica, coloro che sono di opzione diversa vengono bollati come ‘negazionisti’.

Tutti noi amiamo la natura e vogliamo consegnare ai nostri figli un mondo migliore di quello che abbiamo trovato quando siamo nati. E tutti, a parte una sciagurata minoranza, cerchiamo di avere dei comportamenti a tal fine virtuosi, a cominciare dalla raccolta dei rifiuti.

Ma che dietro tutto il battage ambientalista ci sia un disegno ben preciso è evidente. A cominciare dal fenomeno Greta Thumberg, la ragazzina senza arte né parte diventata da un giorno all’altro il simbolo degli ambientalisti e ricevuta dai capi di stato, dall’assemblea dell’Onu e dal Papa e per finire con ‘Ultima Generazione’, quelliche vanno in giro a imbrattare i capolavori dell’arte o a bloccare il traffico.

E’ chiaro che dietro tutto questo, per i mezzi e le entrature che hanno, c’è una regia

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Negazionismo VS Libertà d’opinione

Per tutte e tre queste forme di ‘negazionismo’ c’è chi ha invocato o invoca delle pene, ritenendole dei ‘reati’ e non delle opinioni. Niente di diverso da quello che accadeva a Galileo Galilei.

Ciò denota una pericolosa tendenza del Potere a ridurre sempre più i margini di libertà delle persone, per le quali non dovrebbe più esistere il diritto di avere delle opinioni e di esprimerle se non sono in linea con quanto stabilito non si sa da chi. Alla faccia della Costituzione (art. 21) e dei diritti umani.

Credere che la terra sia piatta è un’idiozia. Ridicola finché si vuole. E anche falsa, anti-scientifica. Ma è pur sempre un’opinione. A nessuno però è saltato in mente di accusare i ‘terrapiattisti’ di negazionismo e magari proporre che per questa loro idea vengano puniti.

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Ci sono poi gli atei, che negano l’esistenza di Dio. Ma non per questo vengono etichettati come ‘negazionisti’ e giustamente sono liberi di esprimere la loro opinione senza che nessuno invochi per loro delle pene.

Perché allora per certe opinioni scatta l’accusa di ‘negazionismo’ e per altre no?  Ce lo vogliamo chiedere? La riposta è facile. Ma proprio per questo la lascio a chi legge.