Nel 2024 l’Italia avrà la presidenza del G7, il Gruppo dei paesi più grandi dell’ ‘occidente’ di cui fanno parte Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito, Stati Uniti. Sarà Giorgia Meloni a presiederlo. Un’occasione importante e di prestigio.
Anche se c’è un dato che non è poi così prestigioso. Dei ‘sette’ siamo l’ultimo per la spesa sanitaria pubblica, ovvero quello che spende di meno per la salute dei propri cittadini. Nel rapporto spesa sanitaria/Pil, dato 2022, l’Italia è al 6,8%, mentre la media europea è al 7,1 e la Germania addirittura al 10,9.
Male anche nel confronto con i paesi Ocse, dove secondo uno studio della Fondazione Gimbe sono ben 13 i paesi che investono di più sulla salute. Investono, non spendono. Perché è ormai acquisito presso gli esperti di economia sanitaria che i soldi destinati alla salute sono un investimento e non una spesa!
Un paese più sano, con una prevenzione che funziona e con malati che guariscono prima perché il sistema sanitario è efficiente ed efficace, è anche un paese più ricco e che cresce di più.
Invece la spesa sanitaria pro-capite calcolata in dollari è di 3.255, contro una media Ocse di 3.899 ed europea di 4.128.
Fra i paesi europei ben 15 investono più dell’Italia. La Germania addirittura 3.675 dollari più di noi. In media in Europa s’investono sulla salute 808 dollari in più per ciascun cittadino.
La colpa di tutto questo non può certo essere buttata addosso a Giorgia Meloni e al suo governo che è in carica da dieci mesi. Le responsabilità sono da ricercare in tutta una serie di governi precedenti, negli ultimi 12 anni tutti di sinistra.
Fra poco inizierà la discussione sulla legge di bilancio 2024. La Meloni ha l’occasione per distinguersi e dimostrare che sa fare quello non hanno avuto il coraggio di fare gli altri governi e decidere di aumentare le risorse per la sanità portandole a livello europeo.
Se però la situazione finanziaria non glielo permette, deve avere ancora più coraggio e dire: Italiani, non ce la facciamo più a curarvi gratis, dobbiamo passare a un sistema misto, pubblico-privato, ricorrendo anche all’aiuto delle assicurazioni.
Sempre meglio essere sinceri, anche dicendo qualcosa che non si sarebbe mai voluto dire, piuttosto che prendere in giro gli italiani raccontando loro la favola di un sistema universalista che non ce la fa più. Tanto i cittadini lo hanno già capito, quando che per fare una visita in tempi ragionevoli devono pagarsela di tasca loro.