“Le regole che cambiano troppo in fretta disorientano e rischiano di essere un danno per chi investe e per chi fa impresa. Sugli obiettivi delle rinnovabili, fonti pulite ma non programmabili, ancora una volta l’Europa si dimostra distante dalla vita reale e dalle necessità di chi lavora: parametri e tempistiche sono “sparati” senza logica, risultando praticamente irrealizzabili”. Lo sostiene Paolo Borchia, eurodeputato veronese della Lega e coordinatore del raggruppamento ID nella Commissione per l’Industria, la Ricerca e l’Energia (ITRE), commentando con durezza il voto di oggi a Strasburgo sulla RED III, la terza versione della direttiva sulle energie rinnovabili.

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Paolo Borchia, europarlamentare veronese della Lega
Strasburgo
La sede di Strasburgo del Parlamento Europeo

“Tempistiche e obiettivi sono di difficile realizzazione. Gli Stati sono obbligati ad aumentare di oltre il 10% il consumo di rinnovabili in pochi anni”, sottolinea, “con un altro tassello del Green Deal approvato dall’assemblea plenaria senza farsi troppe domande: difficile pensare a un passaggio non traumatico all’auto elettrica con l’obbligo per i Paesi di generare da fonti rinnovabili il 42,5% dell’energia”. A questo link altri dettagli sulla direttiva approvata dal Parlamento Europeo.

“Costi ingenti per le rinnovabili, però mancano le condizioni”

“L’unica scelta di buonsenso è l’impegno per ridurre i tempi per la concessione degli impianti di queste fonti. In generale, però, dobbiamo parlare di costi ingenti a tutto svantaggio di imprese e famiglie, senza che vengano previste e attivate le necessarie condizioni per sviluppare efficacemente il mercato delle rinnovabili. La Lega non ci sta”, conclude l’europarlamentare veronese. “Anche in Europa serve quindi un centrodestra amico delle aziende e dei cittadini, non una stampella per i Verdi e le sinistre”.