Verona è la capitale dell’agricoltura. E il Veneto la locomotiva agricola d’Italia. Nel 2022 la sua produzione agricola ha sfiorato i 7,4 miliardi di euro, più dell’11% nazionale, con una crescita del 18,6%: quasi 3 punti in più dell’Italia.
Verona è prima per produzione, seconda (+1,8%) per valore aggiunto -la differenza tra il valore delle produzioni e il costo dei beni e servizi intermedi- dopo Bolzano. E’ seconda dopo Cuneo per export agroalimentare.
I dati dell’agricoltura
I dati sono di uno studio di Confagricoltura Verona e della Cgia di Mestre che ha elaborato quelli dell’Istat. Se ne deduce anche che l’inflazione ha determinato una salita molto netta del valore nominale delle produzioni nell’ultimo biennio.
A fare da traino sul valore della produzione con un + 25,4% sul 2021 è la produzione di carne, latte, uova e miele. Ripartono anche le produzioni di frutta. Per i prodotti vitivinicoli, gli ortaggi e i cereali si registrano incrementi meno rilevanti, ma vantaggi relativi.
Verona capitale
Riducono i margini degli agricoltori i costi dell’energia e dei fertilizzanti, aumentati in tre anni del 6% e che pesano per il 58,6%, dei mezzi di produzione (+28,4% in 2 anni) e del denaro.
Le previsioni per l’anno in corso indicano una flessione del valore aggiunto dello 0,5%. Ma non per Verona, che con 1 miliardo di euro ( +0,6%) rappresenta il 30% sul totale regionale.
Verona ha una marcia in più con l’export agroalimentare, che vale circa il 45% di quello Veneto e il 7% di quello nazionale. Dal 2007 al 2022 è passato da 1,6 a 4 miliardi (+147%). L’intero Veneto non va oltre i 9 miliardi.
Dei 94.600 posti di lavoro in agricoltura in tutta la regione (in Italia 1,1 milioni) a Verona ce ne sono 25.500. Più di tutte le altre province: Treviso ne ha 18.700, Padova 13.200, Venezia 11.700, Vicenza 9.800, Rovigo 9.000 e Belluno 2.900.
A fronte di questi dati è impossibile non notare con disappunto che a livello Veneto la leadership agricola della provincia di Verona è ignorata e non è tenuta nella minima considerazione nell’organigramma dell’apparato regionale. L’assessore all’Agricoltura è Federico Caner, trevigiano; il Direttore Generale dell’Assessorato è Andrea Comacchio, bassanese trapiantato nel trevigiano. Tutti i dirigenti apicali dell’apparato regionale sono di Padova e di Treviso. All’Avepa, l’ente strumentale della Regione per i finanziamenti agricoli, dopo otto anni di direzione del padovano Fabrizio Stella ora c’è il vicentino Marco Trapani. Non c’è un solo veronese! A dire il vero ce n’è uno, stimatissimo a livello nazionale, alla direzione generale di Veneto Agricoltura, Nicola Dell’Acqua. Ma è ad incarico, non d’apparato.
Verona emarginata
Se qualcuno aveva dei dubbi sull’emarginazione di Verona nell’ambito della Regione Veneto è servito! Perfino in un settore, come quello primario, dove Verona è leader nazionale, la nostra provincia è tagliata fuori. Come se non avessimo tecnici all’altezza della situazione. Ma siccome la realtà ed i dati dicono tutto il contrario la spiegazione va ricercata in altre logiche, che sono quelle di un potere che, in agricoltura come in tutto il resto, è concentrato tutto nel triangolo Venezia-Padova-Treviso.
Uno squilibrio di cui i veronesi, a prescindere dai partiti, devono prendere coscienza e che dev’essere corretto. Le prossime elezioni regionali devono servire proprio a questo.