(di Stefano Cucco) Quello che si è concluso sarà ricordato come l’agosto dei crostacei “alieni”: ma se il futuro del voracissimo granchio blu sembra destinato ai biodigestori e marginalmente al consumo alimentare, una più utile prospettiva si apre per i gamberi rossi della Louisiana (Procambarus clarkii), grazie alla collaborazione di studio tra i partner del progetto europeo Life Claw (tra cui Consorzi di bonifica) ed i ricercatori dell’Università di Parma (sezione di farmacologia e tossicologia del dipartimento di scienze medico veterinarie e dipartimento di scienze chimiche, della vita e della sostenibilità ambientale).
“A cura dell’Ateneo parmigiano”, fa sapere Francesco Vincenzi, Presidente di ANBI (Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue), “l’interessante progetto di ricerca mira ad elaborare protocolli per il monitoraggio dei livelli d’inquinamento da nano e micro plastiche, nonchè dei residui ambientali dell’antiparassitario ivermectina, rilevati nei gamberi rossi, considerati una specie sentinella. Lo studio porterà alla stesura di lavori scientifici da pubblicare su riviste internazionali”.
A livello più complessivo, “Life Claw” (Crayfish lineages conservation in north-western Apennine), giunto al quarto dei previsti cinque anni di attività, punta a conservare e migliorare la popolazione di gamberi autoctoni (Austropotamobius pallipes) attraverso un programma di conservazione a lungo termine nell’area dell’Appennino NordOccidentale di Emilia-Romagna e Liguria.
“Significativo è che questa importante azione sia svolta, grazie anche alla partecipazione di volontari appartenenti a cinque associazioni piscatorie, che hanno accolto la proposta di collaborazione dopo essere stati formati dai partner di progetto con sessioni teoriche e pratiche”, evidenzia Luigi Bisi, Presidente del Consorzio di bonifica di Piacenza.
“In provincia di Parma, all’interno di tre laghetti gestiti dall’Ente di Gestione per i Parchi e la Biodiversità dell’Emilia Occidentale, si sta procedendo ad un’azione di monitoraggio e contenimento dei gamberi di origine americana, considerati tra le principali cause di estinzione per i crostacei nativi”, precisa Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI.
“Gli stessi gamberi alloctoni sono. Inoltre, responsabili di minare la stabilità degli argini con i loro tunnel, ostruire le griglie poste agli ingressi di canali intubati ed impianti idraulici, occludere le infrastrutture necessarie alla gestione delle derivazioni irrigue come, ad esempio, le paratoie”.
Il progetto è co-finanziato dall’Unione Europea e si propone tra gli obbiettivi specifici: creare strutture di allevamento per il ripristino della presenza locale del gambero di fiume, aumentandone gli stock delle più significative popolazioni, al fine di conservare la variabilità genetica della specie nell’Appennino NordOccidentale; contrastare la dispersione di gamberi alloctoni, ritenuta una delle principali cause di estinzione delle specie originarie negli ecosistemi d’acqua dolce.
“E’ con orgoglio, che presentiamo questa, ulteriore testimonianza dell’interesse, con cui i Consorzi di bonifica ed irrigazione partecipano a progetti di ricerca ed innovazione a servizio della tutela del territorio”, conclude Vincenzi.
Con il Consorzio di bonifica di Piacenza sono partner del progetto Life Claw accanto al Parco nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano (coordinatore): l’Ente di Gestione per i Parchi e la Biodiversità Emilia Occidentale, il Parco Naturale Regionale dell’Antola, l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, l’Università Cattolica del Sacro Cuore, l’Università degli Studi di Pavia, l’Acquario di Genova-Costa Edutainment ed il Comune di Fontanigorda.