Camminare fa bene e rallenta l’invecchiamento. Questo lo si sa. Ma ora è dimostrato scientificamente da uno studio realizzato all’interno dell’Azienda Ospedaliere e Universitaria Integrata di Verona (Aoui) condotto dal docente universitaria Luca Dalle Carbonare e pubblicato dall’UOC di Recupero e Rieducazione Funzionale in collaborazione con la Scuola di Specializzazione in Medicina dello Sport e dell’Esercizio Fisico dell’Università di Verona.
La molecola dell’invecchiamento
Lo studio, pubblicato su “International Journal of Molecular Sciences”, identifica l’andamento della molecola mIR-146b e di come inibirla per ottenere un “invecchiamento sano”. Sebbene miR-146b sia stata esplorata in molte condizioni fisiopatologiche, lo studio pilota veronese ne ha evidenziato per la prima volta gli effetti sull’invecchiamento e i suoi processi degenerativi.
La ricerca dimostra che l’attività fisica personalizzata rallenta l’attività molecolare di invecchiamento, i processi degenerativi dell’età e aumenta l’autoproduzione di cartilagine.
La ricerca ha scoperto che la molecola che è mediatrice dell’invecchiamento producendo la senescenza delle cellule e stimolando lo stress ossidativo può essere bloccata dal movimento fisico. Un movimento fisico che può consistere anche in una camminata veloce di mezz’ora o tre quarti d’ora tre volte alla settimana.
Per essere efficace, la camminata deve essere rullata (appoggiare prima il tallone e poi la punta), passo allungato e busto proteso in avanti, senza bastoncini ma con avambraccio piegato.
La vita sedentaria produce diverse alterazioni alla base delle malattie cronico-degenerative e l’attività fisica rappresenta un utile strumento per la resilienza umana, contrastando il rischio di malattie croniche. Attraverso metodiche molecolari è stata osservata una riduzione dei livelli di miR-146b-5p circolanti in seguito al completamento del programma di attività fisica.
Tale riduzione si associa alla diminuzione di cellule adipogeniche ed aumento della componente cartilaginea. Diminuiscono inoltre i livelli di marcatori associati alla degenerazione cartilaginea, sottolineando il ruolo dell’attività fisica nella prevenzione delle patologie osteoarticolari.
Per raggiungere l’obiettivo di un invecchiamento in salute è quindi necessario conformarsi ad uno stile di vita sano.
Callisto Bravi: “Il target di studio ha dimostrato scientificamente che questo tipo di attività fisica agisce a livello molecolare per un invecchiamento sano. Un risultato importante che, ancora una volta, dimostra l’importanza dell’attività integrata fra assistenza ospedaliera e università. La ricerca applicata ci aiuta infatti a lavorare per avere una comunità in salute. La pubblicazione di questo studio è rilevante perché dà il via ad eventuali altri approfondimenti internazionali e diffonde la cultura di un corretto stile di vita nell’opinione pubblica”.
Prof. Luca Dalle Carbonare: “Lo studio molecolare, attraverso un prelievo all’inizio e alla fine del programma sportivo, ha scientificamente dimostrato come un’attività fisica ponderata ritardi l’invecchiamento. Questa attività è in grado di diminuire l’espressione di alcune molecole che sono mediatori dell’invecchiamento, ovvero stimolano lo stress ossidativo e la senescenza cellulare.“
“La camminata veloce regolare – continua il professore – è in grado di inibire la produzione di queste molecole e promuovere la produzione di cellule della cartilagine, quindi anche chi ha magari iniziali problemi alle cartilagini potrebbe giovarsi di questa attività di questo tipo. I benefici si hanno anche su malattie cronico-degenerative, come artrosi e osteoporosi. Le cellule mesenchimali staminali sono quelle che poi danno origine a cartilagini, ossa, tessuto grasso”.