Questa è una storia di ordinaria burocrazia di cui è vittima un nostro concittadino disabile. Una delle tante che sono capitate, capitano e possono capitare a chiunque e che fanno indignare. Specie se il protagonista è una persona in difficoltà.
In seguito a un incidente avvenuto nel 2021 il signor Giuseppe Giammona, già affetto da diabete insulino-dipendente, subisce un deficit anatomico e funzionale di una gamba che gli produce una disabilità motoria definitiva.
Per spostarsi deve usare un bastone e per salire e scendere un marciapiedi o dei gradini gli servono due appoggi saldi. Per spostamenti più lunghi gli è indispensabile una sedia a rotelle. Perciò viene riconosciuto disabile motorio, “portatore di handicap in situazione di gravità ai sensi della L 104/92, art 3 comma 3”.
E’ padre di famiglia, con due bimbe di 6 e 7 anni e per lavorare deve avere sempre con sé tre tipologie di ausili e gli serve anche una macchina per muoversi. Trova un monovolume usato con porta laterale scorrevole per caricamento e scaricamento della sedia a rotelle.
Con i documenti del medico curante, dell’Ospedale di Negrar e i certificati dell’Inps va all’Agenzia delle Entrate per ottenere gli sgravi fiscali, bollo e Iva ridotti, derivanti dalla disabilità. Gli dicono che manca un tale codice che sarebbe stato omesso dall’Inps cui fa una nuova richiesta.
Il Presidente rilascia una ulteriore certificazione, completa, gli si dice, di tutti i codicilli.
Torna quindi all’Agenzia delle Entrate, dove lo informano che stavolta sarebbe mancante un altro requisito: la patente speciale!
«Ho vissuto decenni all’estero – spiega Giuseppe Giammona- e guido vetture con cambio automatico da sempre, la mia auto lo ha, al volante; non ho alcun problema alla guida anche prolungata. Le mie limitazioni riguardano la deambulazione, non l’uso in totale sicurezza di acceleratore e freno. Per necessità o svago faccio trasferte di centinaia di chilometri con la famiglia nella più totale sicurezza».
«Per l’esenzione dall’oneroso bollo – continua – di cui sono già in arretrato, contando sullo sgravio fin dall’acquisto del mezzo, mi serve la patente speciale. E così invio le pratiche per ottenerla. Vado all’Ulss9 per la visita dove, dopo aver ricevuto una lunga ed onerosa lista di adempimenti, mi chiedono: “ma lei, perché fa richiesta di patente speciale?”
Rispondo: per l’esenzione dal bollo auto e conseguente sgravio e per la riduzione Iva appena dovessi poter acquistare un mezzo meno datato. Ma mi rispondono che “il rilascio della patente speciale non le da diritto alle agevolazioni che chiede. Quelle dipendono dall’Agenzia delle Entrate”».
Sono trascorsi più di 2 anni in attesa dell’esenzione dal bollo che gli spetta di diritto e intanto il nostro concittadino, vittima della burocrazia, è già moroso perché al momento non può permettersi di pagarlo, avendo come priorità il mantenimento della famiglia.
«Ci sarà una via di uscita da questo labirinto?» si chiede Giuseppe Giammona, vittima come tanti altri italiani delle ottuse regole di una burocrazia che nessun governo sembra essere in grado di semplificare.
La situazione è kafkiana. Da un lato tutti non perdono occasione di sbandierare i diritti dei disabili. A parole. Poi, però, essi vengono stritolati negli ingranaggi di una burocrazia il più delle volte autoreferenziale, costosa, ottusa ma potentissima, al punto da resistere alla volontà semplificatrice di qualsiasi governo.
Quella stessa burocrazia che oltre ad angariare i più deboli, tiene lontano dal nostro paese quegli investitori stranieri che insediandosi in Italia porterebbero lavoro e ricchezza.