(di Paolo Danieli) “Le priorità sono molte- ha detto Giorgia Meloni, parlando della sanità al Festival delle Regioni a Torino – ma le risorse sono poche”.
“Il governo sta lavorando per garantire, ovviamente, il diritto alla salute di tutti i cittadini. Ma penso che sarebbe miope conseguire questo obiettivo e concentrare tuta la discussione sull’aumento o meno delle risorse. Noi dobbiamo avere un approccio diverso, più profondo. Provare a confrontarci tutti con coraggio, lealtà e verità anche su come quelle risorse vengono spese. Perché non basta necessariamente spendere di più per risolvere i problemi se poi quelle risorse venissero utilizzate in modo inefficiente”.
Giusto andare a controllare e colpire le sacche di inefficienza, che si concentrano soprattutto in alcune regioni del sud, ma la linea del governo è chiara: per la sanità 2 miliardi in meno per il 2024.
Nadef. Poche risorse
Nella Nadef, la nota di aggiornamento del Documento economico finanziario che è alla base della Legge di Bilancio, con c’è nulla di buono per il Sistema Sanitario Nazionale.
E anche se in termini assoluti è previsto un aumento di 4 miliardi per il 2026, la realtà è che -per capire il vero valore degli stanziamenti conta il rapporto spesa sanitaria/Pil- si passa dal 6,6% del Pil del 2023 al 6,1% del 2026: una netta diminuzione.
Il sistema sanitario è prossimo al collasso. Per stare al passo con l’Europa avrebbe bisogno di un’iniezione di 15 miliardi per allinearsi alla media europea del rapporto spesa sanitaria/Pil che è del 7,1%, esattamente un punto in più rispetto a quello che noi invece avremo nel 2026.
La sostenibilità del sistema sanitario
Ormai è chiaro che il sistema universalista, quello che garantisce la sanità gratuita a tutti, quello eticamente superiore a tutti gli altri e del quale noi italiani siamo andati fieri, non è più sostenibile. Almeno con le risorse di cui dispone. Nel Veneto, una delle ragioni dove la sanità pubblica funziona meglio, a causa delle liste d’attesa addirittura l’85% degli utenti del Ssn negli ultimi dodici mesi è stato costretto a ricorrere a prestazioni a pagamento (dati della Fondazione Corazzin). Figuriamoci nelle altre!
Meloni e il sistema universalista
Vuol dire che in Italia il sistema universalista esiste solo in teoria. Ed è un vero peccato. Impossibile che il Governo non se ne sia accorto. Grave che faccia finta di niente e che le risorse le destini altrove.
Giorgia Meloni è brava e intelligente. Sa bene che prolungare questo stato di cose fa male al Paese. E fa male anche a lei, perché offre alla sinistra, che in tema sanità delle responsabilità le ha, eccome, un’arma per attaccare il suo governo di facile presa. Ci ripensi. Veda da dove può recuperare quei miliardi che servono alla salute degli Italiani.
In caso contrario parli al Paese con chiarezza e dica: cari concittadini, per la sanità più soldi di così non riesco a metterne. Perciò siamo costretti a prendere atto che di fatto siamo in un sistema misto, pubblico/privato e per non lasciarvi scoperti ricorreremo ad un sistema di assicurazioni che vi tuteli. Meglio la sincerità. Che peraltro è una caratteristica della Meloni e più le si addice.