(di Claudio Gallo e Giuseppe Bonomi) L’Adige di Verona, una storia lunga 157 anni: nel 1866, annesso al Regno d’Italia il Veneto, nacquero nuovi organi di stampa quotidiana. A Verona espressione della imprenditoria industriale e commerciale e della nobiltà veronese fu “L’Arena” e accanto “L’Adige/Gazzetta del Popolo” giornale politico quotidiano voluto da Giuseppe Civelli, a capo di un gruppo di dimensioni nazionali che da dieci anni operava con un proprio stabilimento in città.

L’editore affidò la direzione del foglio a Vincenzo Puarè, utilizzando collaboratori veronesi; il gerente era Federico Schieppati. Il quotidiano, come asserivano numerosi editoriali, il primo del 15 ottobre 1866 a firma di Carlo Pisani, sosteneva la causa della produzione, del lavoro e dell’istruzione diffusa, dichiarava ideali risorgimentali e, forse già caratterizzandosi, con non poche incoerenze, un po’ più progressista dell’altro quotidiano cittadino, comunque accomunati per il momento da idee liberali.

Essi offrivano più opinioni che notizie. Così anche per l’intera stampa nazionale fino alla metà degli anni Settanta quando cambiò completamente rotta.

Di quel periodo, vale la pena di ricordare Francesco Giarelli con frequentazioni veronesi, in particolare condirettore della “Cronaca Rosa”, foglio scapigliato in riva all’Adige dell’editore Annichini che, come ricorda Fabio Zavallon, si può dire abbia inventato a Milano nel giornalismo la cronaca “grazie a lui, il cronista non fu più un mero ricopiatore dei verbali della questura, [che pure aveva frequentato per primo] ma un vero e proprio inviato, intelligente, attivo, scaltro; per contro, la cronaca, con una significativa evoluzione nel linguaggio, diveniva racconto, letteratura”.

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“L’Adige”, che presto perse tutti i complementi del titolo, “Gazzetta del Popolo” prima,  “Gazzetta di Verona” poi,  era di piccolo formato (cm. 21,5X29,5) e occupava solo due colonne. Usciva tutti i giorni alle cinque pomeridiane al costo di 5 centesimi la copia.

Era stampato negli Stabilimenti Civelli di Via Dogana che corrispondevano probabilmente all’alto palazzo oggi all’angolo tra Ponte Navi e via Dogana. Sotto il titolo aveva assunto il seguente motto: “Non fia loco ove sorgan barriere/Tra l’Italia e l’Italia mai più.

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L’Adige, la polemica sui “governativi”…

Nei primi anni “L’Arena” e “L’Adige” si scambiarono volentieri i ruoli passando da posizioni governative ad antigovernative. Infatti, dopo “L’Arena”, l’“Adige” di Civelli, grazie all’appoggio del prefetto Antonio Allievi, era divenuta, dal 2 marzo 1867, il foglio “ufficiale per la inserzione degli Atti Amministrativi e Giudiziari della Provincia”, di fatto finanziamento importante per la vita di un quotidiano.

Ovviamente l’appalto aprì un’aspra polemica con “L’Arena” che aveva perso il redditizio incarico:  «L’Arena ad ogni passo proclama ch’essa è un giornale indipendente, gli altri fogli prezzolati, camorra del potere, manomorta del pensiero! ecc. Ed il peccato di cui è colpevole l’Arena, l’Arena lo riversa sull’Adige e dice che noi divenimmo governativi il giorno che fiutammo la possibilità di ottenere il privilegio per l’inserzione degli atti giudiziari e amministrativi» (All’Arena, “L’Adige”, 1 marzo 1867).

Incoerenze del tempo quando i confini tra sinistra e destra “liberale” erano esigui e potevano mutare al primo soffio di vento. (la storia completa del nostro giornale la trovate in questa sezione)