La mala burocrazia, cioè la gran parte della Pubblica Amministrazione che funziona male, ci costa circa 184 miliardi di euro l’anno. Più del doppio dell’evasione fiscale che , secondo i dati del Ministero dell’Economia, è di 84,4 miliardi di euro. La ha calcolato la Cgia di Mestre che precisa che non vuol essere una indiretta giustificazione dell’evasione, che rimane inaccettabile. Né vuole giustificare chi dice ‘non pago le tasse perché lo Stato funziona male’. Ma – sostiene l’associazione degli artigiani- se l’evasione è un problema, “l’inefficienza della PA è il problema del Paese”.
“Ovviamente -precisa- è sempre sbagliato generalizzare. Anche la nostra PA ha delle eccellenze a livello centrale e locale, nei settori della sanità, della ricerca, delle telecomunicazioni, etc. Tuttavia, gli sperperi e le inefficienze presenti nella nostra burocrazia continuano a ostacolare la modernizzazione del Paese”.
Le principali inefficienze della burocrazia
- I rapporti con la burocrazia costano alle imprese ben 57,2 miliardi di euro l’anno (fonte: The European House Ambrosetti);
- i debiti della Pubblica Amministrazione nei confronti dei fornitori ammontano a 49,6 miliardi di euro (fonte: Eurostat);
- la lentezza della giustizia, che in modo diverso fa parte dell’apparato dello Stato, costa 2 punti di Pil all’anno: 40 miliardi di euro (fonte: ministro della Giustizia);
- le inefficienze e gli sprechi nella sanità pensano per 24,7 miliardi di euro (fonte: Gimbe);
- gli sprechi e le inefficienze nel trasporto pubblico locale ci costano 12,5 miliardi di euro (fonte: The European House Ambrosetti-Ferrovie dello Stato)
I dati dell’evasione
Secondo il Ministero dell’Economia, degli 84,4 miliardi di evasione, l’imposta più evasa sarebbe l’Irpef dei lavoratori autonomi: 31,2 miliardi. Che equivale a poco meno del 70% di evasione. Questo dato è inattendibile, afferma la Cgia. E spiega: “Secondo le dichiarazioni dei redditi dei lavoratori autonomi in contabilità semplificata del Nord (artigiani e commercianti) hanno dichiarato mediamente 33 mila euro lordi nell’anno di imposta 2021. Oltre il 70% di queste partite Iva è composto dal solo titolare (in altre parole lavora da solo o, al più, assieme a un collaboratore familiare). Bene. Se, come sostiene il Ministero dell’Economia, queste attività evadono quasi il 70% dell’Irpef, quanto dovrebbero dichiarare se fossero ligi alle richieste dell’erario? Il 130% in più, ovvero quasi 76 mila euro all’anno?” Cosa impossibile se la stragrande maggioranza lavora da solo e quindi è poco più di un lavoratore dipendente e al massimo può lavorare 10-12 ore al giorno. “Senza contare – aggiunge la Cgia- che durante questa fascia oraria deve rapportarsi anche con i clienti, con i fornitori, con altre aziende, con il commercialista, con la banca, con l’assicurazione e come tutti i comuni mortali può infortunarsi, ammalarsi, etc.”
Ovviamente anche tra i lavoratori autonomi ci sono delle sacche di evasione. Tuttavia, altra cosa è sostenere che in media gli artigiani e i commercianti evadono il 70%.
L’evasione per aree geografiche
Al Nord le partite Iva dichiarano il 33% in più dei colleghi del Sud. Differenza che aumenta per le imprese in contabilità ordinaria. Tuttavia, bisogna considerare che al Sud, dove c’è il grosso dell’evasione in capo alle partite Iva, molta parte è di sopravvivenza. In altre parole la precarietà e la marginalità di questi lavoratori riflette il forte disagio economico di questa parte del Paese.
I dati per regione delle dichiarazioni dei redditi in contabilità semplificata: in Lombardia gli autonomi dichiarano 35.462 euro; in provincia di Trento 34.436 euro; in Veneto 33.318; in Friuli Venezia Giulia 33.205 euro.
Per contro, in Sicilia 23.946 euro; in Puglia 23.223 euro; in Campania 22.662 euro; in Basilicata 21.012 euro; in Molise 19.610 euro; in Calabria 19.551 euro. La media nazionale è di 29.425 euro