(di Gianni De Paoli) Il No al Traforo e al tunnel tra Stradone S.Lucia e via Albere è frutto della volontà della giunta Tommasi di far girare tutti in autobus. Ma è un’utopia. Anche perché il trasporto pubblico è in crisi a causa della mancanza di autisti.
I lavori per il filobus provocano da mesi un ingorgo stabile nella zona di Porta Nuova e tra via Albere e S.Lucia. In piùle code sono sempre più lunghe per la strozzatura del Teatro Romano. E che cosa fa allora l’amministrazione Tommasi? Decide di non fare più il Traforo delle Torricelle e il sottopasso che collega stradone S.Lucia a via Albere. E chiede che i 54 milioni di euro stanziati dal Ministero delle Infrastrutture e dall’Autostrada A4 per il Traforo, vengano deviati su un’altra opera. Utile finché si vuole, ma non urgente, che sarebbe una strada che colleghi la tangenziale dall’Alpo al casello di Verona Nord.
Come se uno si presentasse al Pronto Soccorso con una gamba fratturata e invece di curargliela lo mandassero dal parrucchiere a tagliarsi i capelli!
La giunta Tommasi si rifiuta di portare avanti due progetti delle precedenti amministrazioni di centrodestra. Poco importa se necessari. Sono idee degli ‘altri’. Non ci può essere altra spiegazione.
Il traforo necessario per completare le tangenziali
Perché basta spostarsi dai quartieri a nord-ovest per andare a Porta Vescovo, o in Borgo Venezia e zone limitrofe e trovarsi imbottigliati davanti a ponte Pietra per capire che il Traforo è una necessità. Che non è né di destra né di sinistra.
Oppure basta infilarsi nella strettoia sotto i cavalcavia ferroviari tra S.Lucia e lo Stadio, dove c’è permanente la coda e un inquinamento pazzesco, per comprendere che l’idea dell’amministrazione Sboarina di by-passare la strozzatura con una galleria sotto lo scalo ferroviario risponde pure a una necessità.
Ma siccome i due progetti sono marchiati centrodestra, niente: non si fanno.
Dietro questa scelta c’è anche una motivazione ideologica. La maggioranza di sinistra vorrebbe che i veronesi andassero tutti a piedi, in bici o in autobus e lasciassero la macchina a casa. Così, dicono, si risolverebbe il problema del traffico, dei parcheggi e finalmente si potrebbe respirare un’aria meno inquinata. Sarebbe bello. Ma è pura utopia. E vediamo perché.
Un po’ di storia
Bisogna conoscere la storia. Dagli anni della motorizzazione e del miracolo economico la politica, condizionata dall’industria automobilistica, spinse l’acquisto e quindi la produzione di auto, trascurando il trasporto pubblico.
L’industria automobilistica era trainante. Avevamo la Fiat, l’Alfa Romeo, la Lancia, la Ferrari, la Maserati, la Lamborghini, l’Innocenti, l’Autobianchi. Mica come adesso che non abbiamo più niente! I governi, condizionati da Agnelli e da Confindustria, entusiasmati dal fatto che ogni famiglia potesse avere la sua 600, avevano pensato a costruire strade e autostrade, ma non a organizzare il trasporto pubblico locale. Sono sessant’anni, cioè tre generazioni, che gli italiani si spostano in macchina.
Impossibile lasciarla a casa e usare i mezzi pubblici. Salvo qualche eccezione, ti fanno perdere un sacco di tempo. Uno che lavora e deve spostarsi non può fare affidamento sul bus. Per questo la gente va in macchina. Mica perché si diverte a fare le code.
A Monaco, tanto per fare un esempio qui vicino, andare in tram è un piacere. L’ultimo dell’anno dell’anno mi hanno offerto addirittura una flute di Champagne! Da noi è un’altra storia. Ma non per colpa dell’Atv o del Comune. Ma perché è mancata storicamente la cultura del trasporto pubblico.
E allora pensare che i veronesi vadano tutti in autobus è un’illusione. E anche volendo non sarebbe possibile. Non ce ne sono abbastanza. Poi, con la mancanza di autisti…
No al traforo. Grave errore
Ecco allora che la decisione dell’amministrazione Tommasi di non fare il Traforo delle Torricelle e il sottopasso di via Albere è un grave errore che denota un’errata percezione della realtà. Anch’io vorrei lasciare la macchina in garage e girare su dei bei bus puliti e confortevoli c, oppure in metropolitana, o su dei tapis roulants che mi portino rapidamente dove devo andare senza spendere soldi in benzina e senza inquinare l’aria. Ma per ottenere una mobilità urbana di questo tipo, non solo bisognava pensarci tanti anni fa, ma ci vogliono degli anni. E intanto? Il buco sotto le Torricelle e sotto lo Scalo merci servono adesso. Poi, per avere anche a Verona i tram dove ti offrono lo champagne o il tapis roulant che ti porta dalla Stazione in piazza Bra, se ne può parlare. Ma intanto a chi domani mattina per andare a lavorare deve ciucciarsi 20 minuti di coda al Teatro Romano o a S.Lucia una risposta bisogna dargliela. Il resto sono chiacchiere e tempo perso.