(di Paolo Danieli) Il 4 Novembre è l’anniversario della vittoria nella guerra ’15-18, la Grande Guerra. La prima delle due guerre mondiali che ha compiuto il processo di unificazione nazionale iniziato con il Risorgimento. Verona ricorda questa data con una delle strade più importanti, via 4 Novembre, nel quartiere di Borgo Trento, la cui toponomastica è quasi interamente dedicata all’epopea della Grande Guerra, ai suoi eroi, ai suoi protagonisti ed ai suoi luoghi.
A cominciare dal monumentale Ponte della Vittoria, dove su una lapide apposta sul basamento di una delle statute che lo adornano, è inciso il Bollettino della Vittoria, firmato dal generale Armando Diaz, comandante in capo delle Forze Armate. A lui è giustamente dedicata la strada che dal ponte scende verso corso Cavour.
E’ opportuno che si celebrino i grandi eventi della storia e si ricordino gli uomini che hanno contribuito alla costruzione della Patria affinché continuino a vivere nella memoria delle generazioni successive.
C’è però in tutto questo una nota stonata. Qualcosa che va corretto. Il piazzale che si trova dall’altra parte del ponte, subito prima di via 4 Novembre, è intitolato al generale Luigi Cadorna, il predecessore di Diaz prima di essere destituito dopo la disfatta di Caporetto.
Se la toponomastica di tutte le altre strade e piazze dedicate ai protagonisti della guerra del ’15-18 è ineccepibile, altrettanto non si può dire di questo piazzale. E non tanto perché Cadorna è stato responsabile della debacle di Caporetto, ma perché ha fatto uccidere almeno un migliaio di nostri soldati in nome di un’ottusa interpretazione della disciplina militare. Un suo generale, Andrea Graziani, durante la ritirata di Caporetto, fece fucilare 52 soldati e 6 civili. Tra questi Alessandro Ruffini, artigliere marchigiano, colpevole di averlo salutato militarmente, ma senza togliersi la pipa dalla bocca!
Cadorna, il macellaio dei soldati italiani
E’ Cadorna che aveva dato ordine ai carabinieri di sparare alle spalle dei nostri soldati che non si lanciavano all’assalto. E’ lui che ha mandato al macello con leggerezza decine di migliaia di giovani per ordini insensati, decisi sulla carta dai generali lontani dal fronte. Ordini talmente assurdi da indurre, in ben 6 episodi documentati, i mitraglieri austriaci a smettere di sparare tanto erano illogici i movimenti dei soldati italiani mandati a morire in attacchi senza capo né coda. Come quello narrato da Emilio Lussu in ‘Un anno sull’altipiano’, quando un cappellano austriaco gridò agli italiani di tornare indietro e non farsi ammazzare così.
E’ Cadorna che ha fatto fucilare sul posto i disertori o i presunti tali eche introdusse la decimazione per punire quei reparti accusati di codardia o indisciplina estraendo a sorte i condannati.
Verona non può accettare di avere un piazzale intitolato a un personaggio del genere. Non si tratta di ‘cancel culture’. Non c’è niente da cancellare. Semmai quello che era stato cancellato per non offuscare la monarchia e l’iconografia della Vittoria sono i crimini che la storia dopo anni di sedimentazione, ha fatto riemergere. Si tratta solo di ripristinare la verità.
Oggi, dopo più di un secolo, la storia può e deve essere narrata nella sua interezza, senza riguardi per nessuno, se non per la verità.
E’ allora inammissibile che ci sia un toponimo dedicato al responsabile dell’assassinio di tanti soldati italiani. Se da un lato del Ponte della Vittoria c’è via Diaz, dall’altra non ci può essere piazzale Cadorna. Anche dal punto di vista della dignità storica non può essere messo sullo stesso piano chi ha guidato l’Italia alla vittoria ed ha saputo coinvolgere i soldati anche con un atteggiamento ed un regolamento militare più umano, e chi invece con la sua ottusità stava provocando la sconfitta e considerava i soldati carne da macello.
L’amministrazione comunale non può essere insensibile a questo appello.