In vista della Giornata Mondiale del Diabete, 14 novembre, vengono smentite alcune credenze su questa malattia più diffusa di quel che si crede. Secondo l’International Diabetes Federation ne soffrono 366 milioni di persone in tutto il mondo e si prevede che nel 2030 diventeranno 552 milioni.
Senza considerare che per ogni tre persone che sanno di avere il diabete ce n’è un’altra che non lo sa. Il costo sociale della malattia è altissimo per il nostro Ssn che ogni anno spende 15 miliardi di euro, cui se ne aggiungono 3 spesi dai cittadini privatamente.
E’ quindi necessario agire sulla prevenzione, sul controllo e sulla cura delle complicanze.
Il gruppo Theras ha sviluppato delle tecnologie che servono per il monitoraggio continuo della glicemia per una regolazione più efficace della terapia o per l’assunzione dell’insulina, con il microinfusore.
Determinante per il diabete è lo stile di vita: il movimento, la dieta, i farmaci e i fattori di rischio. Ma vanno anche smentite certe credenze che si sono diffuse nel tempo sulla malattia.
Una di queste è che il diabete venga perché si mangiano gli zuccheri. Non c’entra. La causa è ormonale. Cioè una disfunzione nella produzione dell’insulina, l’ormone che regola il metabolismo degli zuccheri o nella sensibilità delle cellule.
Certo il consumo eccessivo di grassi animali e di zuccheri semplici, quelli contenuti nei dolci e nelle bibite favoriscono il sovrappeso che è una condizione che favorisce il diabete di tipo 2. Quello di tipo 1, più grave, è dovuto all’incapacità del pancreas di produrre insulina.
Altra credenza sbagliata è che le persone con diabete non possono consumare carboidrati. Invece possono assumere carboidrati complessi, come quelli della pasta e del pane integrali e dei legumi, che dovrebbero rappresentare circa il 45-60% delle calorie.
Non è vero che non si possa mangiare la frutta. Basta evitare quella a più alto contenuto zuccherino, come le banane, i fichi, l’uva, i cachi e le castagne.