La richiesta di Verona per il riconoscimento della Valpolicella come patrimonio Unesco è stata ribadita al Convegno internazionale “Living Heritage, Civil Society and Sustainable Development” che si conclude oggi nella Sala della Regina a Montecitorio per celebrare i 20 anni di convenzione per il patrimonio immateriale. 

Christian Marchesini, presidente del Consorzio vini della Valpolicella, ha colto l’occasione per presentare la candidatura della “messa a riposo delle uve della Valpolicella” a patrimonio immateriale dell’umanità davanti al comitato mondiale Unesco. Un riconoscimento di alto significato sia culturale che valorizza la storia e la narrativa della comunità come bene da tutelare e tramandare al fine di non perderlo con la globalizzazione. 

Verona Valpolicella Unesco

«Patrimonio immateriale – tiene a precisare il direttore del Consorzio Matteo Tedeschi con una sottile valutazione- che è diverso da quello materiale, per il semplice fatto che quest’ultimo perde di significato se in esso non c’è l’identificazione della comunità. Cosa che invece è implicita nel patrimoni immateriale dell’umanità in quanto codifica e decifra il significato di bellezza di quelli materiali. E già nella formula “messa a riposo delle uve della Valpolicella” piuttosto che “appassimento”, è esplicitata la volontà di far emergere il valore e l’azione umana, la pratica millenaria delle genti della Valpolicella”. 

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A supporto dell’istanza, che secondo il Comitato Scientifico, presieduto dal prof.Pierluigi Petrillo, già Presidente Mondiale Unesco del Patrimonio Immateriale e attualmente detentore della cattedra Unesco presso La Sapienza di Roma, è stata presentata in modo esemplare, è intervenuto il Presidente del Consorzio Valpolicella, Cristian Marchesini.

La sua relazione, spaziando dalla storia all’antroplogia, ha ricordato come la coltura della vite, iniziata 7 mila anni in Cina e in Georgia, sia stata una delle prime attività agricole dell’uomo dopo la fase del nomadismo venatorio. Coltura che si è evoluta assieme all’uomo fino ad oggi, il cui prodotto, “il vino rappresenta quindi una forma di linguaggio che accomuna popoli e generazioni diverse, interpretato universalmente attraverso lo spazio e il tempo, capace di superare barriere sociali, culturali, razziali, etniche, religiose e politiche”. 

Attraverso i secoli – ha continuato Marchesinil’uomo ha affinato tecniche di coltivazione della vite e di produzione del vino sino a far diventare questa bevanda la sublime espressione di una cultura esclusiva e sofisticata”. Frutto di questa evoluzione è appunto la tecnica della “messa a riposo delle uve della Valpolicella”, guidata da un know-how tramandato di generazione in generazione.

L’uva, spiega Marchesini, viene messa su graticci o casse che poi vengono poste nei fruttai, locali ben aerati in cui si svolge l’appassimento. Ma le uve non vengono banalmente “messe ad appassire”: vengono, “messe a riposo” disponendo i grappoli in un unico strato affinché l’aria che li accarezza non li faccia ammuffire così che si disidratino in 90-120 giorni. E da questo riposo che si ottengono i grandi rossi come l’Amarone della Valpolicella DOCG, il Recioto della Valpolicella DOCG, il Valpolicella Ripasso DOC.

Per Verona è molto importante che la candidatura promossa dal Consorzio dei Vini della Valpolicella venga trasmessa alla sede centrale dell’Unesco di Parigi per la sua approvazione. Al di là del riconoscimento puramente enologico e di quello culturale, la ricaduta sul territorio provinciale e regionale sarebbe un formidabile fattore di crescita. Basti pensare che le patrimonializzazioni Unesco fin qui costituite hanno avuto una ricaduta economica positiva in termini di indotto anche del 30%.

La presenza a Roma in occasione del “Living Heritage, Civil Society and Sustainable Development” dei vertici del Consorzio della Valpolicella  e l’esaustiva relazione pronunciata dal Presidente Christian Marchesini, avvenute in un momento chiave per la valutazione delle candidature provenienti anche da altre parti d’Italia per il riconoscimento di patrimonio materiale o immateriale Unesco hanno un significato ben preciso.

Sono l’appello più forte ai rappresentanti politici veronesi nel Governo e nel Parlamento affinché diano il massimo dell’impegno per una conclusione positiva dell’iter della candidatura sostenuta con tanto amore dagli operatori di un settore tanto importante per la cultura e l’economia veronese.