Si è conclusa alla clinica Univr la sperimentazione clinica indipendente di fase due nel trattamento perioperatorio dei pazienti con adenocarcinoma pancreatico asportabile con intervento chirurgico. nITRO è il primo studio clinico prospettico, indipendente, con un nuovo regime terapeutico, chiamato Nalirifox, che include un farmaco nanotecnologico di recente approvazione in Italia, il nal-IRI.
A coordinare i lavori Davide Melisi, docente di Oncologia medica e responsabile dell’Unità operativa di Terapie sperimentali in oncologia dell’Azienda ospedaliera di Verona insieme all’Istituto veronese del pancreas e il Centro ricerche cliniche di Verona in collaborazione con l’ospedale Pederzoli e con il finanziamento dell’azienda Servier. I risultati dello studio sono da poco stati pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica European Journal of Cancer
Questa nuova terapia è stata adottata in 107 pazienti affetti da adenocarcinoma pancreatico operabile come strategia perioperatoria, 3 mesi prima e 3 mesi dopo l’intervento chirurgico. L’impiego di questo nuovo regime ha permesso di operare i pazienti in maniera radicale in misura maggiore rispetto al passato.
Inoltre ha permesso anche un controllo del rischio che la malattia possa recidivare, con delle sopravvivenze sensibilmente più lunghe rispetto a quelle ottenute in passato con trattamenti standard.
Clinica Univr. Melisi: “Senza la sua struttura difficilmente avremmo potuto completare una sperimentazione prospettica”
“Il nostro gruppo di ricerca – commenta Melisi – ha dimostrato come il regime Nalirifox sia la miglior strategia per il trattamento di prima linea dei pazienti con malattia avanzata. Lo studio è stato pubblicato su Lancet e per tale indicazione Nalirifox è già stato incluso nelle linee guida per la pratica clinica in oncologia (Nccn). Con i risultati dello studio nITRO, si pongono le basi per l’uso di tale regime anche per i pazienti con malattia operabile.
“Poter avere colleghe e colleghi di tutte le discipline afferenti all’Istituto del Pancreas, nessuna esclusa, come collaboratori ad uno studio clinico contribuisce a rafforzare il valore dell’Istituto – sottolinea Melisi – Il lavoro è stato, inoltre, condotto nel Centro ricerche cliniche di Verona. Senza la sua struttura difficilmente avremmo potuto completare una sperimentazione prospettica con più di 100 pazienti. Lo sviluppo di trattamenti neoadiuvanti era innanzitutto un interesse scientifico di Claudio Bassi. Proprio da confronti con lui nell’ormai lontano 2016 nacque l’idea di disegnare questo trial. È a lui e all’eredità scientifica che ha lasciato che dedichiamo i risultati di questo studio”.