Stamattina in piazza Cittadella e con un corteo che si è poi snodato in corso Porta Nuova manifestazione dei sindacati Cgil e Uil nell’ambito dello sciopero generale indetto nel Nord Italia per contestare la legge di Bilancio 2024 in discussione alle Camere.
L’astensione dal lavoro di 8 ore riguarda Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte, Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta e Veneto. Quella di Verona è una delle 40 organizzate dai sindacati. Nel Sud lo sciopero sarà 27 novembre e l’1 dicembre.
Sono stati esclusi dalla mobilitazione il trasporto pubblico locale e il pubblico impiego che hanno già scioperato il 17 novembre.
A Brescia partecipa ha partecipato alla manifestazione il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, mentre Il segretario generale della Cgil Maurizio Landini è sceso in piazza a Torino.
Obiettivo dei due sindacati con la protesta ‘Adesso basta!’ Oltre che contestare la legge di Bilancio è quello di alzare i salari ed estendere i diritti dei lavoratori.
Ma è il governo Meloni il bersaglio dello sciopero generale. Un governo, dicono i sindacalisti di Cgil e Uil, che non ascolta il Paese e che invece dovrebbe aprire delle trattative serie, cambiare una legge sbagliata e avviare le riforme di cui abbiamo bisogno. “Il governo ci dece dire se sta dalla parte dei lavoratori o dalla parte delle multinazionali” è il leitmotiv dei lavoratori che hanno partecipato alla manifestazione
«Chiediamo il cambio di questa manovra,- dice il segretario generale della Uil Fpl Stefano Gottardi– innanzitutto perché c’è una questione che riguarda i salari e le pensioni che hanno subito una perdita del potere d’acquisto del 15%. E poi c’è un tema che riguarda la sicurezza sul lavoro, il fisco, le pensioni».
«La verità è che si continua a morire sul lavoro – continua Gottardi-, le tasse continuano a pagarle sempre gli stessi e, ancora una volta, si fa cassa sulle pensioni, con risparmi a carico di lavoratori e pensionati di 68 miliardi. La piazza e la partecipazione per noi restano strumenti di democrazia per rappresentare un pensiero che non sia completamente allineato. Lo sciopero – conclude- costa tanto a ogni partecipante, li ringraziamo uno a uno, purtroppo questo è l’unico modo per convincere il governo a rivedere scelte ingiuste».