Paolo Borchia, deputato europeo e segretario provinciale della Lega non ha mandato giù la definizione oggettiva lanciata da Nicola Fratojanni, leader di Sinistra Italiana, ai militanti della Lega che ieri si sono riuniti a Firenze al meeting dei sovranisti europei organizzato da Matteo Salvini.
“Buongiorno Fratoianni, lei non mi conosce e quindi mi presento. Sono un umile segretario provinciale della #Lega, quella di Verona. Quelli che lei chiama “feccia” sono i miei militanti. Gente che si è svegliata all’alba per essere a #Firenze, che ha lasciato a casa la famiglia, che si è fatta spostare il turno in ospedale, che non prende uno stipendio dalla politica. Non sono “feccia”, come scrive lei. Sono persone che hanno un ideale, che non si piegano a non poter più uscire di casa la sera o a vedere le aziende che chiudono per le assurde normative che #Bruxelles ci impone ogni giorno. Io mi tengo i miei militanti e li ringrazio. Lei si tenga Soumahoro”.
Poche parole, chiare e ben indirizzate, per rispondere a Fratojanni e allo stesso tempo difendere l’onorabilità dei propri militanti. E, in cauda venenum, la stoccata finale sul deputato Soumahoro del suo partito, al centro di un’indagine della magistratura circa pesanti irregolarità nella gestione di una cooperativa di immigrati.