La mobilità sanitaria in Italia sugli 8 milioni di ricoveri all’anno ed è costituita dal 9% di italiani che vanno a curarsi in un’altra regione perché che nella loro regione ritengono di potersi curare adeguatamente. Il flusso è diretto sopratutto da Sud a Nord.
Dal sud al nord per curarsi
Agenas, l’Agenzia nazionale delle aziende sanitarie, ha comunicato i dati relativi alla mobilità sanitaria all’interno del nostro paese. Dati che rivelano come tutt’ora il Ssn, non solo non funziona come dovrebbe, ma presenta anche delle differenze territoriali per quel che riguarda il servizio all’utenza.
Le principali regioni attrattive sono in ordine Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, mentre quelle di fuga sono Campania, Calabria e Sicilia. Nel 2022 l’Emilia-Romagna e la Lombardia registrano valori di saldo positivo tra mobilità attiva e passiva rispettivamente 337 e 362 milioni.
C’è anche una migrazione di prossimità che rispetto al totale, risulta essere pari al Nord al 24%, al Centro 12,6% e al Sud 5,7%.
Le strutture più attrattive per curarsi sono quelle private accreditate, per 3⁄4 del totale per le prestazioni di alta complessità.
Esiste anche una mobilità della specialistica ambulatoriale. Negli ultimi 5 anni (2019-2023): al netto del valore registrato nel 2020 durante la pandemia, il trend è in crescita evidenziando nel primo semestre del 2023 il valore più alto della serie temporale considerata (330 milioni).
Le principali regioni attrattive sono in ordine Lombardia, Veneto, Toscana, mentre quelle di fuga sono Campania, Calabria e Sicilia. Il migliore saldo positivo maggiore, tra mobilità attiva e passiva, lo ha la Lombardia con un valore di circa 103 milioni.
La mobilità di prossimità nella specialistica ambulatoriale ha una prevalenza maggiore rispetto alla ospedaliera: la migrazione di prossimità, rispetto al totale, risulta essere pari al Nord al 33%, al Centro 20% e al Sud 12%.