(di Giovanni Perez) L’Officina* si è riunita qualche sera fa, per fare il punto sull’attuale situazione politica non solo locale, ma anche nazionale, per spingersi anche al di là dei confini di questa, sempre più angusti, se si vuole capire davvero da che parte sta andando il mondo. In un’atmosfera sicuramente attraversata da grande empatia, gli interventi che si sono susseguiti hanno confermato essere l’Officina un sodalizio in cui è ancora possibile pensare la politica, situandosi al di sopra della sua dimensione immediata, si potrebbe anche dire, spicciola, comunque sia, necessariamente contingente.
Questo sodalizio, secondo le precise indicazioni di Paolo Danieli, ha da sempre avuto l’ambizione di essere un “pensatoio”, saldamente ancorato ad alcuni principi e valori, ma che non può ancorarsi ad un apparato dogmatico, perché questo annullerebbe le tante sensibilità che lo compongono e che, inevitabilmente, prendono corpo quando la politica si cala, appunto, nella concretezza dell’agire quotidiano. La guerra russo-ucraina e il tragico conflitto che si sta combattendo in Palestina, hanno creato anche nel nostro mondo umano, spaccature e contrapposizioni che un tempo, nemmeno molto lontano, erano inimmaginabili, con il rischio che le ferite che si sono prodotte, sarà assai difficile che si possano rimarginare in tempi brevi.
Le parole non dette
Ma la riunione nostra, mi ha impressionato non tanto per le parole che sono state dette, ma per quelle che non sono state dette. Purtroppo, l’attuale instaurazione di quel “totalitarismo dolce” previsto all’indomani del crollo del Muro di Berlino, sta annullando una componente che ho sempre ritenuto essenziale per intraprendere qualsiasi vera politica, quella dell’entusiasmo, ossia della capacità di appassionarsi per le idee che si difendono e che si tenta di realizzare, anche affrontando, come ammoniva Ezra Pound, le inevitabili conseguenze.
L’Officina delle idee
Oggi alla politica i Grandi burattinai hanno sottratto proprio questa dimensione, facendo prevalere quelle del realismo esasperato, del vero e proprio cinismo camuffato da pragmatismo; è invocando queste dimensioni che si giustifica ogni voltafaccia dei leaders di turno, peraltro adulati quasi fossero degli statisti. Restano, solitari ed emarginati, coloro che si indignano, ossia qualche idealista superstite, sempre più curvato sotto il peso delle delusioni vissute.
Anche il sodalizio dell’Officina deve prendere atto al suo interno di questo concreto pericolo, per essere in grado di denunciare con maggior fermezza il rischio concreto di farsi prendere, anche inconsapevolmente, nel vortice di una concezione della politica piegata agli obiettivi strategici delle cosiddette élites e degli arconti di un mondo in cui dell’autentica umanità non ne è più nulla.
Il rifiuto del piccolo cabotaggio politico
Non c’è vera politica senza che entri in campo il sentimento fondamentale dell’entusiasmo, benissimo, ma come suscitarlo? Ciò è forse possibile tentando di rappresentare una tale esigenza, utilizzando una ben nota metafora, alzando il tiro, volando più in alto di quella dimensione contingente di cui prima dicevo, respingendo le lusinghe di una politica fatta di piccolo cabotaggio, di godimento parassitario di meschini privilegi senza futuro. In altre parole, si tratta di escludere qualsiasi forma di qualunquismo, come già aveva profeticamente avvertito Adriano Romualdi, quale preludio, in assenza di saldi punti di riferimento ideali e culturali, di qualsiasi trasformismo o atteggiamento dettato da mero opportunismo.
In questo modo, l’Officina potrà essere non solo un pensatoio composto, sia detto senza falsa retorica, da militanti capaci di entusiasmarsi e perciò di entusiasmare gli indecisi, gli attendisti, gli indifferenti per i quali rimane soltanto da ritirarsi nel proprio privato, perché non c’è più nulla da fare e sperare. Sono questi i militanti che non si ritirano dentro qualche torre eburnea, addirittura fieri di condannare sé stessi all’irrilevanza, ma che, guardando le cose dall’alto, sanno anche calarsi a tempo debito nel labirinto in cui tutti ci troviamo a procedere, avendo intravista la possibile via d’uscita.
*L’Officina è un centro culturale sorto a Verona nel 2008 nell’area della destra allo scopo di essere un laboratorio di idee al servizio della politica