“L’Ispettore Generale” di Nikolaj Vasil’evič Gogol’ è considerata una delle opera teatrali satiriche che hanno meglio messo in risalto la miseria e la disperazione di vivere nella Russia anche all’epoca zarista. E l’edizione andata in scena al Teatro Nuovo con Rocco Papaleo come protagonista ha confermato che si tratta davvero di un’opera senza tempo, in grado di guardare nel presente.

Scrittore e drammaturgo, Gogol’, nato in un piccolo paesino ucraino nel 1809, ha scritto “L’Ispettore Generale” nel 1836, considerato uno dei capolavori dello scrittore russo. Un’ora e 40 di spettacolo mai noioso. Il territorio in cui Gogol’ nacque, allora denominato Piccola Russia, era compreso nel vasto impero degli zar, la cui capitale esercitava una forte attrazione per i giovani che come lui avevano ambizioni letterarie.

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A San Pietroburgo giunse nel 1828, amicizie importanti gli aprirono le porte del bel mondo ai più alti livelli. Non dimenticava tuttavia la vera patria: la steppa con le fughe dei suoi sterminati paesaggi, le figure che aveva conosciuto e amato, il popolo di cui ricordava la soggezione ai potenti e la povertà. Sui corpi dei servi della gleba (comprese donne e bambini) i segni delle frustate inferte per vere o supposte trasgressioni.

La trama racconta di una cittadina persa nell’enorme distesa della steppa russa, che viene improvvisamente risvegliata dalla sua quotidianità di normale e disonesta prevaricazione del potere sul popolo dalla notizia dell’arrivo da San Pietroburgo di un ispettore generale. Un revisore mandato lì per fare le bucce ai notabili del posto, che sono già tutti impauriti e in fermento. Figurarsi quando si crede che l’ispettore generale, in incognito, sia già arrivato in città. Ma colui che viene identificato come l’ispettore in realtà è un giovinastro squattrinato che capisce subito i benefici che può trarre dalla situazione.

Teatro
Rocco Papaleo (a sinistra) indossa i panni del falso ispettore generale inviato dalla capitale

La trama si sviluppa tra derisione e scherno, imbrogli e sotterfugi: una commedia degli equivoci che ha come bersaglio la guasta burocrazia della Russia zarista, e più in generale la burocrazia corrotta di tutti i tempi. Il testo di Gogol’ propone un meccanismo classico del teatro, da Plauto in poi: l’equivoco, lo scambio di persona come generatore di storie. Prima rappresentata davanti allo Zar Nicola I ebbe molta fortuna come opera buffa, anche se nel sottostante propone una denuncia dolente della situazione arretrata dell’impero. La divertentissima e ferocissima commedia di Gogol’, che colpisce con la satira la corruzione della burocrazia e della società russa, si chiude infatti nella più nera disperazione.

Il regno trentennale di Nicola I segnò l’apogeo dell’autocrazia. La polizia segreta e la censura detenevano praticamente poteri illimitati. Tutto era centralizzato nelle mani dello zar e del suo governo, che si misero apertamente in lotta contro ogni forma di progresso civile e democratico. Si voleva ostacolare con ogni mezzo lo sviluppo del capitalismo e della democrazia borghese, anche a costo di esasperare enormemente lo sfruttamento della classe contadina. Il governo sviluppò la teoria del “nazionalismo ufficiale”, secondo cui l’ortodossia religiosa, l’autocrazia politica e la nazione dovevano diventare emblema della Russia contro l’Occidente ateo e borghese.

Lo Zar Nicola I morì di polmonite durante l’assedio di Sebastopoli nel 1852, durante la guerra di Crimea. La rivolta dei decabristi, antesignana della prima rivoluzione russa del 1905 e sintomo del malessere della società russa, sono già anticipati nell’opera semiseria di Gogol’, che dovette subire diversi gradi di censura prima di essere rappresentata.

Ma considerarlo un autore di libri di indignata denuncia sociale o uno scrittore impegnato non convince i critici. Secondo Nabokov era un visionario, un artista capace di costruire universi che nulla hanno a che fare con il mondo che lo circonda. Capace di animare gli oggetti della quotidianità, di metamorfizzarli, di trasfigurarli. Sia come sia, quasi due secoli dopo, al Nuovo è stato un successo, con una grande prova della compagnia che ha più che meritato gli applausi convinti del pubblico.

La compagnia raccoglie i meritati applausi del pubblico dopo la rappresentazione de L'ispettore generale al Teatro Nuovo