Colpisce il 4% della popolazione, principalmente le femmine. E’ una malattia dalla quale non si può guarire, ma i bambini che ne sono affetti possono condurre una vita normale grazie ai progressi della ricerca scientifica e delle nuove tecnologie. Si tratta della scoliosi idiopatica, la forma più comune che in adolescenza causa la deviazione laterale della colonna vertebrale, è spesso asintomatica ma può causare dolore, difficoltà respiratorie e problemi psicologici nei casi gravi. In Aoui, la malattia è trattata da diverse Unità operative in multidisciplinarità.
In passato c’è stato un ricorso esagerato all’uso del busto correttivo. Ma la gestione conservativa della malattia con i corsetti e gli esercizi specifici, si è dimostrata efficace solo nel limitare la progressione e gli effetti avversi. Oggi, il nuovo approccio identifica metodi più efficaci, dalle tecniche riabilitative a quelle chirurgiche.
Inoltre, l’approccio medico alla scoliosi riconosce che si tratta di una malattia multifattoriale che può influenzare diversi sistemi del corpo, non solo la colonna vertebrale ma anche le articolazioni temporo-mandibolari, coinvolgendo così odontoiatri e chirurghi maxillo-facciali. Questo collegamento tra la scoliosi e altre aree del corpo sottolinea l’importanza di un trattamento olistico e multidisciplinare.
L’intervento è necessario quando la deformità della colonna è incorreggibile e quando lo specialista riconosce che quel tipo di scoliosi (di solito congenita) è destinata al peggioramento. In questi casi è fondamentale la diagnosi precoce per definire la sede delle curvature e misurarle radiograficamente. La sede in cui ci sono i peggioramenti più marcati è il torace, dove la curvatura anomala potrebbe compromettere la crescita di cuore e polmoni.
Oggi, le tecniche chirurgiche in età evolutiva prevedono l’inserimento di barre cilindriche parallele, che consentono alla colonna di crescere in correzione fino allo sviluppo finale (femmine 14-15 anni, maschi 15-17). Ci sono anche barre magnetiche a controllo remoto, oppure l’ultima generazione con tecnica Apc (Active Apex Proximal Control) che sono barre scorrevoli all’apice della curva che accompagnano la crescita senza bisogno di altri interventi.
Partendo dalle cause epigenetiche (età, dieta, fattori ambientali, attività fisica) e dallo stile di vita come fattori favorenti, le tecniche riabilitative combinano fisiatria, ortopedia, chirurgia, nutrizione e sport per arrivare al miglior trattamento personalizzato per ogni paziente. La ricerca ha dimostrato che diversi tipi di esercizi e programmi riabilitativi possono essere molto efficaci e possono ridurre la necessità di corsetti ortopedici e migliorare complessivamente i risultati per i pazienti.
Studi hanno mostrato che l’uso di corsetti, combinato con la fisioterapia, può migliorare la forza muscolare e la mobilità del torace. Per quanto riguarda la riabilitazione post-operatoria è importante focalizzarsi sia sugli aspetti motori che su quelli respiratori. L’allenamento muscolare e aerobico sia pre che post-operatorio gioca un ruolo fondamentale per migliorare la tolleranza all’esercizio fisico e nel supportare il recupero generale.
L’aggiornamento sul tema è stato fatto oggi, nell’aula magna ‘De Sandre’ al policlinico Borgo Roma, nel corso del convegno dal titolo “La scoliosi, semplice curvatura della colonna vertebrale o malattia complessa?”. Organizzato dal direttore dell’Uoc Recupero e riabilitazione funzionale, Ermes Vedovi, che ha voluto ricordare Renato Campacci, che ha dato inizio a questo interesse riabilitativo condiviso con il professor Nicola Smania.
“La scoliosi – ha detto- è un argomento sempre attuale e oggi affrontato in maniera multidisciplinare. Il panorama di trattamenti che la nostra Azienda mette in campo conferma la validità di un approccio personalizzato e integrato, che tiene conto non solo della colonna vertebrale ma dell’intero corpo, per garantire il miglior risultato possibile per ogni individuo affetto da scoliosi, compresi gli aspetti psicologici associati alla percezione corporea”
Il convegno ha visto gli interventi di Massimo Balsano, direttore Uoc Ortopedia e Chirurgia vertebrale che ha ricordato come sia tra le specialità più complesse e che “si avvale oggi di tecnologie innovative e mini invasive, con la navigazione assistita e la robotica che comportano notevoli benefici per il paziente pediatrico. Fondamentale è la diagnosi precoce dello specialista che sappia valutare l’evoluzione della malattia per intervenire in maniera tempestiva. Applicando il trattamento più idoneo, il paziente può avere una vita sociale normale, fare sport, avere figli e soprattutto senza dolore”.
Simone Patuzzo, fisioterapista specializzato in riabilitazione ortopedica ha ricordato che “i pazienti mostrano un decorso riabilitativo molto favorevole con un rapido recupero di tutte le attività comprese quelle lavorative e sportive. In questa popolazione vanno particolarmente considerati gli aspetti psicosociali, che influenzano la risposta ai programmi riabilitativi e la qualità di vita. Inoltre, è sempre essenziale includere un approccio di fisioterapia respiratoria per assecondare i miglioramenti della ventilazione derivanti dalla correzione chirurgica.
Questi pazienti, solitamente considerati ristretti dal punto di vista respiratorio, presentano infatti caratteristiche miste (restrittive, ostruttive) e necessitano di una fisioterapia respiratoria mirata”.