Preoccupante il crollo dell’industria manifatturiera in corso da 15 anni. Fa eccezione il Nordest che tiene a differenza di tutto il resto del paese. Questi i dati della Cgia di Mestre.
L’industria contribuisce al Pil dell’Italia per il 21%. In 15 anni il valore aggiunto del manifatturiero è sceso dell’8,4%, in Francia del 4,4 %. In Germania è aumentato del 16,4%.
Tra i principali Paesi europei, solo la Spagna, con il -8,9 %, ha registrato un risultato peggiore.
Negli ultimi 15 anni la grande recessione del 2008-2009 conseguita al crollo di Wall street, la crisi dei debiti sovrani del 2012-2013, la pandemia del 2020-2021 e la guerra in Ucraina hanno inciso pesantemente sulla nostra economia.
Le crisi hanno messo in difficoltà e fatto chiudere molte imprese italiane, ma hanno rafforzato quelle rimaste sul mercato. Ne è conferma il successo registrato soprattutto in questi ultimi due anni dai prodotti made in Italy.
Afferma il segretario della Cgia di Mestre Renato Mason – “c’è la necessità di mettere a punto una politica industriale di lungo periodo, deregolamentando, dove possibile, per non frenare la crescita e lo sviluppo, con una particolare attenzione al credito.”
I settori dell’industria più colpiti
Questi i settori più colpiti:
coke e raffinazione del petrolio (-38,3%), legno e carta (-25,1 per cento), chimica (-23,5), apparecchiature elettriche (-23,2), energia elettrica/gas (-22,1), mobili (-15,5) metallurgia (-12,5).
Migliorano invece i macchinari (+4,6), alimentari e bevande (+18,2), farmaceutici (+34,4).
Ha tenuto solo il Nordest
Sempre tra il 2007 e il 2022, il valore aggiunto reale dell’industria del Sud è crollato del 27%, quello del Centro del 14,2 % e del Nordovest dell’8,4%. Solo il Nordest ha toccato il +5,9 %.
In testa alle regioni la Basilicata (+35,1%) grazie al settore estrattivo del petrolio.
Segue il Trentino Alto Adige (+15,9%) grazie all’agroalimentare, all’energia, alle acciaierie e alle imprese meccaniche.
Terza l’Emilia Romagna (+10,1%). Quarto il Veneto (+3,1%) seguito dal Friuli Venezia Giulia. Tutte le altre regioni sono in negativo, con fanalini di coda la Sicilia (-43,3%) e la Sardegna (-52,4 %). Milano, Torino e Brescia rimangono le province più industriali del Paese. Crescita boom di Trieste, Bolzano e Parma