In Italia mancano 50 mila medici. In Veneto 3 mila. A Verona 197. Senza contare quelli che nei diversi reparti mancano per avere un organigramma ideale. Ad aggravare la situazione le dimissioni dagli ospedali pubblici e il pensionamento di una quota notevole di camici bianchi per raggiunto limite d’età. Ma adesso, da qualche anno, s’aggiunge anche la fuga all’estero.
Nel 2023 all’Associazione medici stranieri sono arrivate 6 mila richieste per trasferirsi all’estero, delle quali più di 4 mila per gli Emirati Arabi, l’Arabia Saudita e il Qatar, dove i nostri medici e infermieri sono pagati anche 10 volte di più.
Non va meglio la situazione per quel che riguarda gli infermieri. In Italia ne mancano 70 mila.
In Veneto è stato indetto dall’Azienda Zero, ovvero quella che coordina tutte le altre in diretta sinergia con l’assessorato alla Sanità, un concorso per 600 infermieri da inserire nel sistema sanitario regionale. Se ne sono iscritti più di 2 mila. Tra questi molti che operano già nelle case di riposo, dove si erano ‘parcheggiati’ in attesa di poter accedere alle posizioni ospedaliere.
Nel caso dovessero transitare negli ospedali il problema della carenza del personale paramedico si trasferirebbe nelle Ipab venete, che rimarrebbero sguarnite di una figura professionale indispensabile.
E’ probabile che gli stessi problemi si manifesteranno per gli Oss, gli operatori socio sanitari, anche questi richiesti sia negli ospedali che nelle case di riposo. Insomma la coperta è corta.
Anche sulla mancanza degli infermieri pesa il fattore retributivo. In Italia gli stipendi sono fermi da troppi anni. Per esempio, senza doversi spostare negli emirati arabi, quelli che abitano nelle provincie prossime al confine svizzero preferiscono fare i pendolari ed andare a lavorare nelle strutture elvetiche, dove prendono 4 mila euro al mese, contro i 1.700 degli stipendi italiani.
Di fronte a questa situazione allarmante le autorità preposte a tutelare la nostra salute e a gestire il Servizio Sanitario Nazionale stanno a guardare e non prendono quei provvedimenti drastici che invece sarebbero non solo necessari, ma urgenti.