L’aggressione del ragazzo di 16 anni avvenuta a ridosso della scalinata di Palazzo Barbieri, sede del Comune, è l’ultimo in ordine di tempo degli episodi di violenza che punteggiano la vita di Verona da qualche anno a questa parte. Il giovane, salvato dal provvidenziale intervento di un autista dell’Atv, cui deve andare la riconoscenza e l’apprezzamento di tutta la città, è stato aggredito e picchiato da una banda di minorenni figli di genitori stranieri.
La Polizia nel giro di 2 giorni ha identificato i responsabili dell’aggressione.
«I nostri agenti – dice Marco Padovani, deputato di FdI- si sono dimostrati ancora una volta attenti e rapidi alle dinamiche che coinvolgono i veronesi e la città di Verona. Spero che questa aggressione funga da lezione all’amministrazione, che finora si è dimostrata disattenta in tema di sicurezza e lontana dalle necessità di moltissimi veronesi».
Risponde a quest’accusa l’assessore alla Sicurezza della giunta Tommasi, Stefania Zivelonghi, della quale ha chiesto le dimissioni Paolo Rossi, capogruppo di Verona Domani in Consiglio comunale, ricordando che il compito di tutelare la sicurezza dei cittadini è della Polizia e non del Comune.
«E’ vero, ma allora che cosa ci sta a fare l’assessorato alla Sicurezza? – osserva Padovani– E’ l’assessore alla Sicurezza che deve dare gli input amministrativi alla Polizia locale! Ricordiamo le quotidiane situazioni di disagio in Stazione Porta Nuova e Pradaval. Praticamente è impossibile passeggiare da soli in totale serenità. Ricordo che anche durante la precedente amministrazione accadevano spiacevoli episodi, ma gli assessori e il sindaco prontamente rispondevano ai veronesi con i fatti; postazioni fisse della Polizia locale in piazza Libero Vinco, Gran Guardia e in altri punti critici della città. Finora, dal 2022, abbiamo potuto assistere solo ad un immobilismo amministrativo”.
Ma l’assessora Zivelonghi, continuando a giocare in difesa, quasi per un riflesso condizionato tira in ballo l’assassinio Tommasoli, che per la sinistra è diventato una sorta di passe-partout quando si trova in difficoltà sulla sicurezza. Come dire: la violenza a Verona c’è sempre stata.
«Ma si tratta – precisa Padovani- di due forme di violenza completamente diverse.» Soprattutto nelle motivazioni. Quella di cui è stata vittima il povero Tommasoli il 1° maggio del 2008 è stata una violenza che ha origine nell’aggressività degli autori, magari condita da malintese giustificazioni ideologiche.
L’euro o la sigaretta negata sono solo l’espediente per l’aggressione. Ma per il resto non c’é niente in comune fra questo e l’omicidio Tommasoli.
Quella di cui è stato vittima il sedicenne picchiato davanti al Municipio è frutto di una violenza diffusa che mette in pericolo la sicurezza dei cittadini e che nasce dal disagio sociale presente presso gli immigrati magrebini di prima o seconda generazione che, non solo non si vogliono integrare, ma covano odio per i loro coetanei italiani perbene.
Aggressione per il gusto di aggredire
Un fenomeno descritto molto bene dal filosofo Alain de Benoist, che lo ha studiato in Francia, dove s’è manifestato molto prima che da noi. Riferendosi ai componenti delle gang che commettono violenze gratuite in giro per le nostre città scrive: “non conoscono praticamente niente dei paesi da cui provengono i loro genitori o i nonni. Non si sentono francesi, ma dispongono soltanto di un’identità di ricambio artificiale o immaginaria. La loro frustrazione è totale. Possono esprimere ciò che sono solo attraverso la violenza e la distruzione».
E continua, spiegando che inquesti giovani che vivono nelle periferie, “ si è sviluppata una cultura della violenza gratuita: si ricorre alla violenza non più per rubare qualcosa, ma per un brutto sguardo, per il rifiuto di una sigaretta o semplicemente per nessun motivo, se non per il piacere. E si sale subito agli estremi: si continua colpire chi è già terra, non si esita ad uccidere. Secondo un’inchiesta dell’Insee – l’Istat francese ndr.-, in Francia si registra un’aggressione gratuita ogni 44 secondi.”
E’ esattamente quello che sta avvenendo a casa nostra. Per capirlo basta alzare lo sguardo attorno a sé e guardare quello che accade dove l’immigrazione è arrivata prima che da noi. Lasciando riposare in pace il povero Nicola Tommasoli .