E’ polemica sulla sicurezza.
In greco, guerra si dice pólemos -Πόλεμος – che è nella radice di polemica. La guerra, si sa, è la politica portata avanti con altri mezzi. Di conseguenza la politica è una guerra non guerreggiata. Va da sé che in politica fare polemica è normale. Come è normale che l’opposizione polemizzi con la maggioranza e viceversa. Di esempi ce ne sono finché si vuole. A livello nazionale, per esempio, c’è la polemica fra la Meloni e la Schlein. A Verona, quella fra il centrodestra e l’amministrazione di centrosinistra, che in questi giorni è particolarmente accesa attorno al tema della sicurezza.
Già, perché nella città di Giulietta e Romeo la violenza sta prendendo il posto dell’amore. Da un anno e mezzo a questa parte si stanno verificando con sempre maggior frequenza aggressioni gratuite ad opera di bande di giovinastri, quasi sempre di nazionalità araba. Tanto che i veronesi non si sentono più sicuri ad andare in giro, specialmente alla sera.
Inoltre ci sono delle zone dove ormai lo spaccio di droga è di casa e dove gruppi di delinquenti stranieri imperversano. Al punto che l’anno scorso, alla stazione di Porta Nuova, due poliziotti sono stati costretti da un numero soverchiante dei teppisti a rilasciare due loro connazionali che erano in stato d’arrestato.
Ultimi, in ordine di tempo, il pestaggio davanti al municipio di un sedicenne, quello di due diciannovenni in via Roma e il sequestro di una ragazza in un tugurio di proprietà comunale sui bastioni ad opera di un marocchino.
Questi episodi, assieme a tanti altri accaduti nell’ultimo anno, hanno offerto al centrodestra un’occasione d’oro per attaccare l’amministrazione Tommasi, colpevole, secondo FdI, Lega e FI, di non essere in grado di gestire la sicurezza a Verona, tanto da chiedere le dimissioni di Stefania Zivelonghi, assessore competente. Ci sta. E’ la polemica che fa parte della politica. E sicuramente qualcosa di giusto c’è nella critica che viene fatta.
Tuttavia, come disse qualcuno 2 mila anni fa, bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare.
La sicurezza dipende dal Prefetto e dal Questore
E in questo caso bisogna ricordare che la sicurezza dei cittadini a Verona e Provincia più che dall’assessore alla sicurezza, dipende dal Prefetto e dal Questore. Sono loro che devono intervenire e ne hanno l’autorità. Ma a loro volta Prefetto e Questore dipendono dal ministro degli Interni. E’ lui che li ha nominati. E, per la precisione, entrambi sono stati nominati dal ministro Piantedosi, messo lì dalla Meloni. E’ lui che detta la linea politica che poi le prefetture e le questure devono declinare sul territorio. E per quanta autonomia possano avere, la linea di fondo che devono seguire è quella dettata dal ministro degli Interni. Che, a differenza della Zivelonghi, è di centrodestra.
E allora, se l’obiettivo è di mettere in difficoltà Tommasi ed evidenziarne le manchevolezze, vanno bene la polemica e gli attacchi a un’amministrazione che finora sul tema sicurezza s’è dimostrata assente. Ma se l’obiettivo è la sicurezza e permettere ai veronesi di girare tranquilli per le strade della loro città, allora le critiche vanno rivolte a chi effettivamente ha l’autorità e il potere reale per risolvere questa situazione. E questo è il ministro degli Interni nelle sue diramazioni territoriali. Se l’interesse primario è la sicurezza dei cittadini che, in un modo o nell’altro, per un motivo o per l’altro, non viene garantita, allora poco importa che Piantedosi sia di centrodestra. Con ‘due pesi e due misure’ non si va da nessuna parte.