«Con l’invecchiamento della popolazione è aumentato, il numero di pazienti che ha più di una patologia e quindi è emerso il problema della politerapia – spiega Mauro Zamboni, direttore dell’Uoc di Geriatria B dell’Azienda Ospedale di Verona-. Il 66% dei pazienti over 65 assume più di 5 farmaci al giorno. E il 25% ne prende addirittura più di 10. Ciò presenta dei problemi, perché più farmaci si assumono più è la possibilità che agiscano tra di loro in maniera negativa o che provochino delle reazioni avverse oppure che portino all’ospedalizzazione e allunghino il periodo di degenza».
Fatto sta che questi farmaci vengono prescritti dai vari specialisti cui si rivolgono i pazienti. E ogni specialista prescrive il farmaco senza avere una visione completa del paziente. E invece è necessario valutare il paziente in una visione multidimensionale.
E’ quello che stanno facendo all’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona, dove uno stesso team che comprende il geriatra, l’internista e il farmacologo clinico fanno una revisione attenta della terapia del paziente, le interazioni, il rapporto costo/beneficio del farmaco, il rischio e l’appropriatezza della terapia dei singoli pazienti. Il lavoro fatto in team porta poi ad una revisione della terapia del paziente allo scopo di renderla più efficace e di ridurre la quantità di medicine assunte.
«Tutti prescrivono i farmaci, ma è difficile toglierli- dice Zamboni-. Per farlo in maniera adeguato bisogna studiare la letteratura scientifica, ci vuole la collaborazione del farmacologo clinico e tenere d’occhio la clinica del paziente».
Gianluca Trifirò, farmacologo, ha confermato la necessità di affrontare il tema delle politerapie in un team multidisciplinare e mediante la ricerca, proprio come si sta facendo all’Ospedale di Verona. Un lavoro che va esteso anche al territorio e alle Rsa, tenendo conto anche che una razionalizzazione delle politerapie significa anche un risparmio che va a incidere sul bilancio della sanità.