(s.t.) Maratona e solidarietà. Domenica 11 febbraio insieme a migliaia di runner al via della Romeo & Giulietta Half Marathon di Verona ci sarà anche uno sportivo molto speciale. Simone Bonaconza, un ragazzo tetraplegico veronese che correrà insieme a un gruppo di amici (anch’esso nato a Verona) che letteralmente lo spingerà fino al traguardo. Chi ha corso qualche gara in Italia l’avrà sicuramente incontrato e avrà portato con sé il ricordo del suo entusiasmo e dello spirito di team che anima tutti loro.
Proprio per questo L’Adige di Verona è felice di ospitare qui sotto la storia di Simone, scritto con le gambe e le braccia dagli amici che ne condividono la passione per la corsa. Di solito questo testo sarebbe definito commovente, ma qui non c’è spazio per la tristezza: è una storia in cui la forza d’animo, il senso dell’obiettivo e la fatica fisica (non è uguale per tutti, ma è comunque in cima alla lista) sono il carburante che renderà come sempre indimenticabili i 21 chilometri di Simone e dei suoi amici. Ah sì, 21 chilometri più 97 metri: sono quelli dello sprint che ti insegnano tutto quello che non impari su te stesso prima, quando il fiato sembra abbondante…
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Ormai lo conoscono tutti. Soprattutto i runners. Lo salutano, lo incoraggiano con incitazioni tipiche della corsa. Quello delle maratone e delle mezze è un piccolo mondo. Verrebbe da dire antico. Perché antichi sono i valori. Sacrificio, fatica, forza di volontà. Sia che si corra a tutta o che si sia dei “tapascioni”, che secondo l’autorevole enciclopedia Treccani “Nel gergo dei maratoneti indica chi partecipa alle gare senza intenti agonistici, per il puro piacere di portare a termine il percorso”.
La forza del gruppo ha già conquistato la mezza maratona scaligera
Ma Simone non corre come tutti gli altri. La sua è una storia di sport, ma anche di amicizia e solidarietà. Bella e avvincente. Come solo lo sport sa regalare. Simone Bonaconza è un atleta vero, uno sportivo a tutto tondo. Corre le maratone a suo modo, inseguendo obiettivi e sogni. Per farlo ha bisogno di un aiuto importante, dato dai suoi amici che lo spingono sino all’arrivo. Perché Simone non può correre da solo. È tetraplegico dalla nascita, ma questo non gli impedisce di scandire i tempi, di soffrire, di gioire. Simone frequenta l’Università di Verona, corso di laurea in Scienze dell’Educazione. Come molti altri. E come molti altri dopo essersi già cimentato nella prova più difficile e leggendaria possibile, la maratona, frequenta adesso con maggiore abitudine la distanza della mezza.
Simone racconta volentieri come la passione per la corsa sia nata qualche anno fa. Passione che ha contagiato anche mamma Isabella e papà Diego, che spesso partecipano alle corse. “È stato un amico. Lui corre, fa parte di un gruppo di podisti, i Latin Marathon Lovers”, spiega Simone. “Un giorno mi ha detto: perché non fai una maratona con noi? La mia risposta è stata assolutamente si”. È nato così un gruppo dedicato a lui, denominato Vrm Team Amici di Simone. Amici che si sono messi subito al lavoro cercando di costruire una carrozzella per trasportare Simone lungo il percorso e, considerando anche la possibilità di doverla spingere per diversi chilometri. Tanta buona volontà, un po’ d’ingegno, fantasia.
Anni e chilometri trascorsi veloci insieme all’instancabile “trabiccolo”
Tutto può riuscire. Gli amici si sono dati da fare, costruendo quello che lui stesso chiama “un trabiccolo”, una sorta di carrozzina con tanto di sedile e cinture. “Quando la vedo mi metto ancora a ridere. Però di gare su quel coso ne abbiamo fatte”. Nel 2023 la mezza di Salsomaggiore sotto una pioggia battente e con un freddo pungente. A novembre la maratona internazionale da Nizza a Cannes, tutta controvento. Ma nessuno si è tirato indietro, tutti assieme di corsa ascoltando gli incitamenti di Simone che, con il suo entusiasmo e la sua passione, ha fatto sì che nessuno pagasse lo sforzo o la fatica. Ma Simone non è solo un runner. E’ uno sportivo completo a 360 gradi. Va allo stadio a vedere il Verona, al palazzetto a seguire pallavolo e basket. Lo si trova anche sui campi della provincia.
Tifoso della Clivense di Sergio Pellissier, era presente al Montindon di Sant’Ambrogio nella gara con la quale la squadra sorta dalle ceneri del Chievo ha blindato il campionato. “Amo lo sport, lo seguo il più possibile. Ero a vedere la Clivense e onestamente sono stato favorevolmente sorpreso dalla vittoria”. La tetraplegia è una malattia infida. Simone la combatte da sempre. Ma ha accettato a viso aperto lo scontro, non ha alzato le mani, non si è mai arreso.
E ha coltivato straordinarie amicizie. Una di queste lo ha portato anche a inserirsi nel mondo del lavoro. Infatti Simone part-time fa il centralinista nell’azienda di un amico con cui condivide la passione della corsa. Simone rappresenta davvero il bello della diversità. Una diversità che è tale solo per alcuni, mentre invece per altri è uno stato di cose che non impedisce di coltivare sogni, passioni e amicizie.