20 anni fa veniva approvata la legge 40/2004 sulla procreazione medicalmente assistita (Pma). Da allora il numero dei trattamenti effettuati ogni anno è raddoppiato, così come i tassi di gravidanza. Questi i dati dell’Istituto Superiore di Sanità.
La procreazione assistita in 20 anni
Se nel 2005 c’erano 63.585 trattamenti, nel 2022 sono diventati 109.755. La percentuale di bambini nati vivi sulla popolazione generale nel 2005 era del 1,22% nel 2022 è arrivata al 4,25%.
I dati che seguono sono paragonati fra il 2005 e il 2022.
La Pma con embrioni crioconservati è aumentata da 1.338 casi, pari al 3,6% delle procedure, a 29.890 nel 2022, pari al 31,1%, come la media europea.
Il tasso di gravidanza nella PMA è passato dal 16,3% al 32,9%.
Le tecniche di Pma che utilizzano gameti donati sono aumentate da 246 cicli nel 2014, a 15.131 cicli nel 2022, pari al 13,8%.
Procreazione assistita più avanti negli anni
L’età media delle donne che si sottopongono a cicli di Pma è passata da 34 anni a 37 anni (in Europa nel 2019 era 35 anni). La quota di donne over40 dal 20,7% ha raggiunto il 33,9% (in Europa nel 2019 era del 21,9%).
Il numero medio di embrioni trasferiti in utero è passato da 2,3 a 1,3 nel 2022. La percentuale di parti multipli è scesa dal 23,2% del al 5,9%.
Il Registro Nazionale della Procreazione Medicalmente Assistita è istituito all’interno dell’Istituto Superiore di Sanità come Centro operativo adempimenti legge 40/2004 Registro Nazionale PMA. La responsabilità del Registro è stata affidata alla dott.ssa Giulia Scaravelli ginecologa, farmacologa che coordina un gruppo di lavoro multidisciplinare con competenze in epidemiologia, statistica, informatica, comunicazione e psicologia.
Lo staff, oltre a gestire la raccolta dati del Registro, dedica parte del proprio lavoro alla realizzazione e alla promozione di progetti di ricerca sulle cause patologiche, psicologiche, ambientali e sociali dell’infertilità, nonché alle tecniche di crioconservazione dei gameti e di preservazione della fertilità in pazienti oncologiche e donne a rischio di perdita precoce della funzionalità riproduttiva.