(di Paolo Danieli) Attenzione. Maneggiare con cura. Non si tratta di una pacco, ma del 3° mandato per Zaia alla presidenza del Veneto. Perché attorno alla sua successione si sta componendo una miscela che potrebbe essere esplosiva per l’intera coalizione centrodestra. E quindi anche per il governo.

Quarto giro per Zaia?

Il governatore è al 3° mandato e per legge non è ricandidabile. Ma a questo la Lega non si rassegna e già da qualche mese sta premendo con gli alleati affinché in qualche provvedimento legislativo vengo inserito un emendamento che consenta a Zaia di fare il 4° giro

3° mandato per Zaia.La  Lega minaccia la. rottura in Veneto

Cosa che toglierebbe al partito di Salvini non poche castagne dal fuoco.
1. Con l’escamotage della Lista Zaia, consentirebbe alla Lega di recuperare molti dei voti persi alla ultime politiche, quando 1 elettore sia 3 ha votato Fratelli d’Italia, togliendole il primato elettorale nel Veneto.
2. Toglierebbe a Salvini un problema non da poco: il ruolo di Zaia nel partito. Dove lo metterebbe una volta che non fa più il governatore? E avere in giro per la Lega senza un ruolo un personaggio così ingombrante e non proprio allineato potrebbe diventare pericoloso per la sua stessa leadership.

3° mandato per Zaia.La  Lega minaccia la. rottura in Veneto

3. Sarebbe un segnale mica da poco per l’elettorato leghista, deluso dagli ultimi passi falsi del Carroccio. Con Zaia alla presidenza del Veneto per altri 5 anni Salvini potrebbe dimostrare ai suoi che, avendo portato a casa il 3° mandato e avendo in mano tutto il Nordest più la Lombardia, cioè l’area economicamente più importante del paese, la sua posizione nei confronti della Meloni non è poi così subordinata.
4. Una candidatura di consolazione alle europee di Zaia avrebbe l’effetto di demotivare gli altri candidati del collegio Nordest, che si troverebbero a fare una corsa senza alcuna speranza di essere eletti.
Quattro buoni motivi per fare di tutto per piazzare Zaia a Palazzo Balbi per la quarta volta.

Ma i buoni motivi per dire di no ce li hanno anche gli alleati.

3° mandato per Zaia.La  Lega minaccia la. rottura in Veneto

Forza Italia proprio non ne vuole sapere. Una posizione di principio più che strumentale ad una candidatura.  Un principio che si fonda su valutazioni politiche già recepite dal legislatore nel momento in cui aveva fissato limite dei 2 mandati, peraltro già superato da Zaia con il 3° che ha potuto avere per questioni di tempistica dell’approvazione della legge in vigore. 


I presidenti regionali, come i sindaci, gestiscono importanti risorse dei cittadini ed è buona norma evitare che con una permanenza troppo lunga s’instaurino della sacche di potere che non giovano certo né alla trasparenza né ala democrazia.
L’obiezione che la Lega e Zaia oppongono a questo ragionamento è la seguente: e allora perché i consiglieri comunali, regionali e i parlamentari nazionali ed europei non hanno limiti di mandato? Semplice. Perché non gestiscono alcunché in termini di risorse.

3° mandato per Zaia.La  Lega minaccia la. rottura in Veneto

Ma il principale obiettivo della pressione leghista è Fratelli d’Italia, che richiede la presidenza del Veneto. Salvini sa benissimo che, una volta archiviato il 3° mandato, sarebbe difficile opporvisi. 
E siccome la decisione dei candidati sarà presa sul tavolo nazionale, dove conteranno i voti delle politiche e delle europee, il 30% di FdI contro il 7/8% di Lega e di Forza Italia sarà determinante  nell’assegnare la candidatura a una donna o un uomo della Meloni.  Anche in considerazione del fatto che FdI non guida nessuna importante regione del Nord e nel centro-sud ha solo Lazio, Marche e Abruzzo.

Dopo Padova, Verona e Vicenza, Zaia?

I leghisti se ne rendono perfettamente conto. Ed è proprio per questo che si giocano il tutto per tutto imboccando la strada del possibile scontro. Una strada molto pericolosa perché può mettere in pericolo l’esistenza stessa della coalizione e quindi del governo Meloni. 
Se non ci sarà il 3° mandato- fanno sapere i leghisti- non accetteremo mai che il Veneto vada a FdI. Piuttosto corriamo da soli, noi e la Lista Zaia, anche se Zaia sarà un semplice candidato consigliere regionale. 
Una spaccatura per niente simpatica e ben poco rassicurante per il futuro del governo Meloni.
E se la storia è maestra di vita non ci sarebbe tanto da meravigliarsi di un nuovo disastro dei partiti del centrodestra in Veneto dopo che hanno fatto il capolavoro di perdere in sequenza Padova, Verona e Vicenza.