(di Stefano Tenedini) Crisi economiche a ripetizione, una grave emergenza ambientale, drammatici conflitti, pandemie, squilibri sociali quasi ovunque. Una situazione che rende difficile pensare a un futuro sereno. Ma è quello che le fondazioni bancarie come Cariverona si sforzano di fare per sostenere il territorio da cui traggono origine e riferimento. Il loro ruolo discende sì da un mandato formale, ma è anche il segno che contribuire allo sviluppo e al futuro è un’eredità che richiede attenzione e disciplina perché i frutti del passato non vadano dispersi.
E con la bonomia e insieme il rigore che ne ha fatto in passato un rinomato cardiochirurgo, da qualche anno il presidente di Fondazione Cariverona Alessandro Mazzucco tiene idealmente in una mano un ramoscello d’ulivo e nell’altra un bisturi: per seminare appena possibile e per potare quando serve. Al Teatro Ristori ha dato appuntamento alla società e alle istituzioni per parlare del “Futuro che SìAmo: risultati e prospettive” di questi suoi otto anni. E di un bilancio che nei numeri e nelle iniziative va considerato senza dubbio positivo. Un’occasione per riflettere sul ruolo che Fondazione ha interpretato (e come) in questi otto anni e per ragionare sulle prospettive.
Oggi Cariverona è al secondo posto tra le Fondazioni italiane per patrimonio
“Sono stati otto anni laboriosi ma di grande soddisfazione”, ha esordito. “Oggi siamo la seconda fondazione bancaria in Italia per patrimonio, nonostante momenti difficili in cui la priorità è stata salvaguardare il patrimonio proprio per poter sostenere e riqualificare il territorio e aiutarlo a svilupparsi. Ora la tendenza si è invertita e i conti sono in equilibrio, sono certo che questa una linea di condotta non potrà che continuare anche in futuro. Si è modificato anche l’atteggiamento del nostro ruolo istituzionale”, ha precisato: “all’inizio rispondevamo in base alle richieste di erogazione che arrivavano, poi abbiamo cambiato approccio e scelto il rigore per garantire il nostro supporto nonostante le crisi”.
“Vogliamo diventare sempre più un motore per lo sviluppo”, ha spiegato confermando la sua posizione, e cioè “non siamo e non possiamo essere un bancomat”. La nuova strategia consiste nel condividere le linee guida della programmazione con gli stakeholder del territorio, così da poter investire sulla crescita dell’economia senza frammentare i fondi disponibili. Un’Italia divisa, in crisi demografica e che non sa fare sistema non riesce a salire nelle classifiche europee. Il metodo quindi è non rispondere alle richieste ma stabilire i grandi obiettivi da raggiungere, ed erogare i fondi attraverso bandi che consentono sia il controllo che l’ottenimento di risultati eccellenti.
E alla domanda su come sarà il suo successore, Mazzucco ha chiarito che “il futuro presidente di Fondazione Cariverona dovrebbe innanzitutto condividere questa impostazione. Tanto non credo che i destinatari delle erogazioni perderanno l’abitudine di chiedere fondi per iniziative che interessano solo a loro…”, ha lasciato cadere lì con olimpica nonchalance. “Al contrario, tutti devono lavorare per la crescita. A definire il mio successore, inoltre, saranno secondo me due parole chiave: autonomia e competenza. Il presidente dovrebbe rispondere a chi lo ha eletto, quindi agli organi della Fondazione e non a chi lo ha nominato, di solito gli enti locali che li propongono in propria rappresentanza”. Un imprinting, questo, che sarà difficile accantonare al momento della scelta.
Equilibrio e redditività garantiti dalla diversificazione degli investimenti
La parola è passata poi ai tecnici, le figure di riferimento da un lato per l’analisi del mercato finanziario che garantiscono l’equilibrio e la redditività del patrimonio, e dall’altro chi offre la propria competenza nel cucire il tessuto dei territori su una trama di progetti e attività. E quindi Matteo Franchetto, responsabile Finanza della Fondazione e Gestione del patrimonio, con Antonella Ansuini, presidente della commissione Gestione del Patrimonio di ACRI e responsabile Investimenti e gestione finanziaria della Fondazione Cariparo, che hanno parlato di “Gestione del patrimonio: accompagnare la crescita dei territori nel tempo”. E a seguire Marta Cenzi, responsabile Area istituzionale di Cariverona e il prof. Stefano Micelli, docente di Economia e gestione delle imprese all’ateneo veneziano di Ca’ Foscari. A loro il compito di illustrare “Innovazione, competenze, sinergie: un nuovo ruolo a servizio del cambiamento”.
In conclusione il direttore generale della Fondazione Filippo Manfredi è entrato nel dettaglio di “Un programma d’azione per lo sviluppo dei territori” partendo da numeri di tutto rispetto. Eccone solo alcuni: tra il 1991 e il 2021 sono stati sostenuti oltre 21 mila progetti con erogazioni per circa 1,8 miliardi (370 milioni dal 2016), mentre nel bilancio 2022 spiccano i 25,4 milioni di risorse deliberate, l’attivo patrimoniale e il patrimonio netto contabile messi in sicurezza, e i 33,5 milioni di ricavi netti.
I focus dell’azione: ambiente, capitale umano e comunità inclusive e coese
“Il quadro degli investimenti sul territorio nel 2024 ci consente di garantire risposte aggiornate, adeguate e sostenibili per ciascuno dei temi su cui ci siamo concentrati”, ha spiegato il DG: “soprattutto la tutela dell’ambiente, la valorizzazione del capitale umano e in particolare dei giovani e la creazione di comunità coese e inclusive. In questi anni abbiamo fatto molta strada. Oggi possiamo contare su un grande numero di attività concrete, un risultato raggiunto anche grazie alla crescita delle competenze interne, sostenuta da uno staff più giovane è più al femminile”, ha sottolineato.
“Collaboriamo con le istituzioni locali e con molti giovani per comprendere come si stia evolvendo la società cui dobbiamo dare un sostegno costante ed efficace”. Ha poi ricordato che “con le altre fondazioni del Triveneto generiamo una politica comune sia di bandi che di investimenti, cerchiamo di rispondere alle imprese ma anche all’innovazione sociale e alla cultura. Perché, e lo dico in questo teatro che è un simbolo di rinascita, la cultura è un bene che si moltiplica proprio quando lo si condivide”.