(di Gianni Schicchi) Come ti riempie il cuore vedere un Ristori esaurito di gente entusiasta, con una larga partecipazione di gioventù che non ti saresti mai aspettato, pronta all’applauso più sfrenato, che ha saputo accogliere con vero entusiasmo una musica appartenuta a tempi lontani, a volte anche lontanissimi. Merito sicuramente, ma non solo, degli interpreti che l’hanno proposta, guidati da quel mago che è Jordi Savall.     

Il celebre musicista catalano ha inaugurato ieri sera la seconda edizione del Ristori Baroque Festival al Teatro Ristori, col suo storico gruppo Hesperion XXI, mostrando di essere ancora (nonostante gli 83 anni suonati) il protagonista in assoluto dell’odierna scena musicale antica e barocca, nonché della sua rivalutazione. Savall si è presentato con un programma di antiche danze spagnole “Folias & Canarios”, oggetto delle sue continue ricerche d’archivio e delle ripetute incisioni discografiche degli ultimi anni.

Antiche danze spagnole, le cui origini si perdono nella notte dei tempi, giunte fino a noi in semplici versioni popolari, con le loro ossessive ripetizioni. Musica, se vogliamo, anche di facile ascolto, che arriva diretta all’orecchio, senza preamboli e difficoltà di scrittura, contribuendo così per la sua parte al successo della serata.   

Brani che possono causare perfino un effetto ipnotico, attraverso elaborazioni compiute dai più grandi compositori dell’epoca rinascimentale e barocca; che stranamente si sono poi diffuse in mezza mondo, dalla Spagna, all’Italia meridionale, dalla Scozia, all’America del Nord, rigenerandosi in ogni paese con nuove e diverse caratteristiche. 

Per oltre 50 anni il maestro catalano, legatissimo in Italia alla Iuc (Istituzione Universitaria dei Concerti di Roma), ha riscoperto e portato negli auditorium di tutto il mondo molte meraviglie musicali del Cinque/Seicento che altrimenti sarebbero finite nell’oblio. Folias & Canarios è – come ha tenuto a spiegare nel pomeriggio, col dialogo intessuto con Alberto Martini alla Società Letteraria – un viaggio nell’età dorata della musica europea proveniente da diversi paesi: “avvicineremo il pubblico alla forza espressiva, alla bellezza e all’emozione che queste composizioni hanno il potere di trasmettere”. E così è stato poi realmente, tramutato in una serata dalle forti emozioni, che ha coinvolto tutti in sala, anche i più i più sprovveduti nell’ascolto. 

Con Savall alle viole (soprano e basso) da gamba, i tre solisti del complesso Hespèrion XXI: Xavier Díaz-Latorre alla chitarra, Andrew Lawrence-King all’arpa barocca spagnola e David Mayoral alle percussioni. 

Il loro programma presentava alcuni esempi di Follia (in portoghese folia), dalle Recercadas sobre Tenores di Diego Ortiz, a quelle di Antonio Martin Y Coll, che ripercorrono svariate forme di accompagnamento alla danza, di origine popolare, sviluppate nella penisola iberica nel tardo Medioevo, in seguito assimilate dal repertorio polifonico di corte, tanto vocale che strumentale. 

Nel programma anche la Moresca di Pedro Guerrero, una danza con un forte sapore arabo, addirittura menzionata da Miguel de Cervantes in una delle sue celebri novelle, come una delle danze profane, tanto di moda al suo tempo da essere riuscite perfino ad “intrufolarsi, per gli spiragli delle porte, dentro i conventi”.

E ancora l’affascinante Fandango di Santiago de Murcia, probabilmente di origine caraibica, divenuto molto popolare in Spagna al principio del secolo XVIII. Un ballo che fu descritto persino da Giacomo Casanova come “espressione dell’amore, dall’inizio alla fine” (ce lo ha ricordato in perfetto italiano l’arpista Andrew Lawrence King).

Altro motivo di danza popolare in Spagna, adottato come basso continuo per variazioni strumentali in altri paesi europei fino alla metà del XVIII secolo, fu il Canario nato nelle Isole Canarie, qui nella versione ispirata di Gaspar Sanz, il compositore chitarrista più famoso della sua epoca. Spesso descritte all’inizio come “barbare” e “immorali”, queste danze furono in molti casi gradualmente trasformate in sofisticati soggetti di corte, secondo il gusto barocco, ma perdendo così molte delle loro caratteristiche popolari originarie.

Grazie a questo processo, però, rimasero nel cuore del repertorio strumentale europeo e Díaz-Latorre alla chitarra e non meno David Mayoral alle nacchere, ce ne hanno dato un ampio saggio, di vera bravura strumentale che il pubblico ha salutato con grandi consensi. 

Savall & co. si sono riservati poi un finale travolgente, con Glosas sobre Todo el mundo en general di Francisco Correa de Arauxo, intrecciato con improvvisazioni su un nuovo Canarios di Anonimo che ha sigillato una serata da incorniciare per il Ristori. Ma l’applauso più lungo il pubblico lo ha riservato ai due bis di carattere sacro con cui Savall ha auspicato la fine della guerra nella striscia di Gaza.

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