(di Stefano Tenedini) Ci sarà anche Byung Joon Han, l’imprenditore di Singapore che potrebbe prendere il posto di Intel in Italia, oggi dalle 15:30 in Confindustria Verona a seguire l’evento che inaugura il B7, l’incontro tra le associazioni di imprese e le grandi industrie: un anticipo del vertice tra i ministri del G7 su “Industria, Tecnologia e Digitale” in programma giovedì in Gran Guardia e venerdì a Trento. Byung “B.J.” Han ascolterà i saluti del presidente di Confindustria Verona Raffaele Boscaini e del presidente della Camera di Commercio Giuseppe Riello, seguiti dall’introduzione di Emma Marcegaglia, a capo della delegazione delle industrie e rappresentante dell’Italia.
Ma non solo. Il convegno – dedicato a “La trasformazione digitale per la competitività” – non si limiterà a seguirlo: il fondatore e amministratore delegato di Silicon Box, la multinazionale del Far East interessata a subentrare al produttore americano di microchip (e forse proprio a Vigasio), interverrà al panel “Andare oltre il G7”, prendendo la parole poco prima delle conclusioni sempre della Marcegaglia. La sensazione quindi è che il suo interesse per l’area veronese non sia solo una cortesia nei confronti del ministro Urso, ma una forma di presentazione al mondo economico veronese, forse con la prospettiva di poter diventare presto un “collega” in piazza Cittadella.
Oggi in Confindustria il Ceo della multinazionale che potrebbe sostituire Intel
La conferenza degli stakeholder del settore industriale è la prima incontro ufficiale di tutto il G7 2024 a guida italiana, e testimonia, rilevano i promotori, l’obiettivo comune di impegnarsi in un dialogo aperto che offra ai governi e alla comunità delle imprese utili indicazioni sulla rotta da seguire in un momento che richiede di affrontare sfide urgenti e complesse. Insieme ai volti noti di Verona le federazioni dell’industria del G7 e le organizzazioni internazionali saranno rappresentate ai massimi livelli per valutare tra l’altro i fattori chiave che influiscono sulla produttività e sulla competitività.
Il settore industriale, inserito tra un’economia globale in rapida evoluzione e numerosi fattori di crisi – dalle materie prime alla logistica, dall’emergenza climatica agli effetti combinati di tutto questo sulle catene del valore – ha bisogno di innovazione tecnologica e digitalizzazione per sostenere cambiamenti rivoluzionari per le imprese e la società. E tra questi passi avanti decisivi spicca naturalmente un uso accorto ma sempre più intenso dell’intelligenza artificiale. Non a caso i primi due panel saranno dedicati a “Navigare nelle tecnologie avanzate nell’era dell’intelligenza artificiale” e a “Tecnologie digitali rivoluzionarie per una crescita trasformativa”. Verona, dice Emma Marcegaglia, sarà “un luogo strategico dove ragionare e proporre ai governi una visione comune e portare proposte concrete e soluzioni per tornare a una crescita sostenibile e inclusiva”.
Nell’occasione, Confindustria e Deloitte – il partner che supporta il team italiano l’elaborazione dei contenuti e delle dichiarazioni finali – hanno identificato le priorità del G7, sintetizzandole nell’analisi B7 Flash. In cima a tutto spicca l’importanza di ripensare le catene di approvvigionamento in chiave di “resilienza e promozione di un commercio aperto, libero e multilaterale”. Subito dopo il ruolo degli stimoli pubblici nel sostenere le economie del G7 nella fase di trasformazione industriale imposta dalla congiuntura economica, ambientale e geopolitica.
Spiccano inoltre la necessità di una maggiore collaborazione nel G7 su investimenti digitali e AI per migliorare la competitività, aumentare la produttività e promuovere una crescita sostenibile nel lungo periodo, e l’urgenza di un approccio normativo comune e di infrastrutture robuste mentre si assiste al rapido sviluppo dell’AI e di altre tecnologie digitali, oltre alla diffusione di competenze tecniche e principi etici per garantirne l’utilizzo responsabile. “La digitalizzazione è fondamentale in ogni settore: come B7 ci impegneremo a promuovere le competenze digitali oltre le imprese per raggiungere anche le pubbliche amministrazioni, rafforzare la sicurezza dell’accesso ai dati e fornire alle aziende e ai cittadini servizi più efficienti e sicuri”, ha anticipato Marcegaglia.
Consapevole dei rischi legati all’AI, il G7 punta a sviluppare codici etici comuni, e su questo passaggio decisivo il B7 raccomanderà policy che consentano alle applicazioni AI di portare nelle industrie il loro potenziale positivo rendendole più forti e competitive. “Le sfide legate alla digitalizzazione e le relative implicazioni tecnologiche, infrastrutturali, formative e di nuovi investimenti sono oggi le protagoniste”, commenta Fabio Pompei, Ceo Deloitte Mediterraneo Centrale. “Per coglierne appieno le opportunità è però necessario che imprese e istituzioni lavorino per accompagnare i G7 in questo cambiamento radicale”. Il primo punto sarebbe – se l’Italia riuscisse a farlo – un utilizzo rapido e corretto delle risorse messe a disposizione da Next Generation EU.
Il rilancio globale del manifatturiero passa dalla AI: ma con codici etici comuni
Per entrare nel dettaglio dell’analisi B7 Flash (che si può leggere e scaricare a questo link), si nota che il settore manifatturiero globale nel 2022 ha superato in valore i 16 mila miliardi di dollari, con un aumento del valore aggiunto pari al 3,6% e un peso medio del 16% circa sul Pil mondiale, nonostante le recenti oscillazioni (-3% nel 2020, +18% nel 2021, +1% nel 2022). La manifattura è il traino chiave del Pil nei G7 (in Germania, Giappone e Italia soprattutto) e una voce fondamentale dell’export: nel 2022 Berlino ha esportato merci per 1,6 miliardi di dollari, Tokyo per 751 miliardi e l’Italia ha raggiunto i 623 miliardi.
Fattore rilevante del manifatturiero è la digitalizzazione: nel 2022 in Europa (con il Regno Unito) il 69% delle aziende ha adottato tecnologie avanzate nella produzione. Il dato sale al 98% nella media tra Germania, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti. Nel 2023 le società più mature sul piano hanno registrato un Ebit maggiore del 6% rispetto a quelle più arretrate. Oggi si prevede che gli investimenti globali pubblici e privati per la trasformazione digitale toccheranno i 3400 miliardi di dollari entro il 2026, con un aumento anno su anno del 16,3% dal 2023.
L’innovazione nel manifatturiero ha portato anche al concetto di Smart Factory, l’integrazione tra tecnologie digitali e hardware per ottimizzare processi e prodotti. La Smart Factory rappresenta l’evoluzione di Industry 4.0 e si stima che nel 2026 il suo valore di mercato globale raggiungerà i 165 miliardi di dollari con sviluppo annuo vicino al 21%. Tra le innovazioni di rilievo si segnala l’Industry Automation, un valore globale di circa 200 miliardi di dollari nel 2024, e il Digital Twins (repliche virtuali di prodotti fisici), mercato stimato a 6,7 miliardi di dollari nel 2025.
La potenza dispiegata dall’intelligenza artificiale potrebbe arrivare a 373 miliardi di dollari nel 2024 e a 946 miliardi entro il 2030. In particolare, a crescere maggiormente sarebbe il valore del mercato del Machine Learning (528 miliardi), dell’AI generativa (207 miliardi) e delle applicazioni AI alla robotica (37 miliardi nel 2030). Per quanto riguarda l’impatto sulle diverse regioni del pianeta, si stima che nel 2030 il mercato dell’AI raggiungerà i 202,5 miliardi di dollari in Europa (con leva sull’indotto pari all’8,8% del Pil), i 237 miliardi negli Stati Uniti, i 105 miliardi in Cina e 15 miliardi in India.
Sempre nel settore IA nel 2023 le applicazioni più adottate sono state l’automazione di processi robotici (39% delle aziende), la computer vision (34%), i natural language models e gli agenti virtuali (entrambi al 33%). Rispettivamente il 43% e 48% delle aziende americane e canadesi hanno implementato iniziative di ricerca e sviluppo in AI già nel 2022, mentre la Cina guidava l’adozione globale (58%), seguita dall’India (57%). La gestione di catene di approvvigionamento e le attività produttive sono i comparti più impattati dall’adozione dell’AI che, nel 2022, ha interessato il 40% delle imprese. Sorprendentemente in ritardo i comparti aziendali del marketing & vendite, servizi post-vendita e innovazione di prodotto, in cui l’adozione si è assestata al 6% dei casi.