(di Simone Alessandro Cassago) Forse in molti non se saranno accorti, ma i prezzi di gas naturale e di petrolio in dollari al barile dallo scorso inverno hanno iniziato una fase di discesa (come si vede nei grafici qui sotto di entrambe le materie prime, in un lasso temporale di 5 anni), nonostante una situazione geopolitica generale di grande confusione, con conflitti che si stanno estendendo sempre di più aa macchia di leopardo, in questi ultimi mesi.
Cerchiamo di capire, per logiche razionali, cosa sta succedendo; il gas naturale, da metà gennaio, ha avuto un calo di prezzo importante, scendendo sotto i 30 Euro megawatt/ora (ad inizio ottobre 2023, con lo scoppio del conflitto in Israele, vi fu una breve impennata, poi rientrata, di prezzo a 53 Euro megawatt/ora).
Nonostante l’apertura di un nuovo scenario di tensione sul Mar Rosso (diretta conseguenza della crisi sulla striscia di Gaza), i prezzi hanno continuato a calare contro ogni aspettativa, grazie anche al fatto che una coalizione USA/UK e poi UE ha mobilitato le proprie forze navali in difesa dell’area, e che si è deciso di far dirottare dal Capo di Buona Speranza i mercantili verso l’Europa così da bypassare la zona calda, la situazione è divenuta un po’ più gestibile.
Gli operatori, prevedono che non vi sia rischio di carenza di materia prima perché:
- Il clima tutto sommato mite dello scorso inverno, ha permesso di tenere alti gli stoccaggi.
- sembra che, ora, il sistema economico abbia meno bisogno di energia rispetto al passato.
- ci si sta orientando, in generale, alla ricerca di fonti energetiche alternative per la produzione di energia elettrica, a scapito del gas, come dimostra il forte aumento produttivo di energia rinnovabile
Anche il ruolo dell’energia nucleare va tenuto ben presente (vedi il caso della Francia , ricca di centrali nucleari, la quale si è resa molto indipendente rispetto agli altri paesi UE nel procacciarsi energia a basso costo. Fortunatamente, a scapito delle tensioni internazionali, l’Europa si è resa indipendente, nell’approvvigionamento di gas naturale, dalla russa Gazprom (conseguenza anche delle sanzioni legate alla guerra in Ucraina), stipulando accordi con altri partner quali : Quatar, Norvegia, Algeria e Stai Uniti.
Da citare il ruolo che ha svolto l’italiana ENI, andando a stipulare un’accordo con l’Algeria per la fornitura di gas, a prezzi vantaggiosi, accordo ottenuto anche sulla base di solide relazioni costruite nel tempo. Contestualmente, in casa nostra, si è iniziata un’opera di rafforzamento delle infrastrutture gas, su cui è al lavoro SNAM rete gas, avente per oggetto l’acquisizione di due rigassificatori galleggianti, su mandato del governo, oltre al fatto che la stessa SNAM sta portando avanti un’opera di potenziamento della rete di trasporto, al fine di garantire la sicurezza degli approvvigionamenti.
Gas, il calo del prezzo compensato dal taglio degli aiuti in bolletta
Il prezzo del gas è si sceso, rispetto ai pichi raggiunti nel 2022, ma rimane ancora alto rispetto a prima della guerra in Ucraina e dell’avvento della pandemia COVID; in più dallo scorso anno, il nostro governo ha iniziato a ritirare, per tenere sotto controlli la spesa pubblica, i sostegni erogati a famiglie e imprese durante la pandemia, come l’azzeramento degli oneri di sistema nelle bollette, come misura di compensazione ai rincari allora in atto, e l’abbassato dell’IVA (misure abolite a fine 2023).
Va da sé che le bollette sono nuovamente in aumento anche se, fisiologicamente i prezzi si stanno muovendo sulla base di una situazione di pseudo normalità; in sostanza i benefici per i consumatori devono ancora arrivare, su questo fronte, e tutti ci auspichiamo che il governo prosegua nella strada intrapresa di maggiore indipendenza energetica.
Petrolio, la guerra asimmetrica non riscalda i prezzi
Sul fronte del petrolio, invece, i prezzi sono in calo dallo scorso autunno a causa di possibili rallentamenti dell’economia globale, per ora solo paventata, e anche perché le due principali economie mondiali, ovvero USA e Cina, hanno perso un po’ di velocità nella crescita economica tra fine 2023 e inizio 2024.
Il petrolio, inoltre, è stato debole nelle quotazioni a fine 2023, raggiungendo ilprezzo di 75 dollari al barile, mentre ora quota 79 dollari al barile (come si evince dal grafico suindicato), con gli operatori di settore concentrati sulle sfide della domanda e le prospettive dell’offerta, le quali appaiono molto complesse (in un anno i prezzi sono scesi di circa il 12% per timore di una possibile recessione globale).
I rischi di impennate nel prezzo del petrolio, sono strettamente legate a possibili aumenti dei tassi di interesse USA, ma è notizia di oggi che la FED, ha mantenuto i tassi di interesse invariati al 5,25%, considerando che l’inflazione sta continuando, almeno oltreoceano, la sua discesa. In sostanza, il consumo di carburante si sta indebolendo in Cina e nella UE, e pare che le forniture non si ridurranno, almeno per ora.
Petrolio, i sauditi confermano il taglio alla produzione
Infine, va tenuto conto anche del comportamento dell’Arabia Saudita (principale esportatore mondiale), la quale ha promesso il taglio della produzione di 1 milione di barili al giorno, mentre gli USA stanno ricompattando le loro riserve; va specificato anche che i tagli produttivi decisi dall’OPEC in questi ultimi mesi, hanno mantenuto i prezzi al di sopra dei livelli chiave (la soglia psicologica che può portare a forti ribassi si aggira intorno ai 70 dollari) e, conseguentemente, mantenuto stabile il mercato.
Concludendo, per restare in casa nostra, va specificato che sul prezzo del carburante alla pompa, gravano le cosiddette “accise”, ovvero tasse introdotte durante il ventennio fascista per finanziare le imprese belliche, e usate anche successivamente dai vari governi per attingere risorsa al sostentamento della spesa pubblica; fare un pieno di benzina rimane, perciò, sempre più caro rispetto ad altri paesi europei, e ci si auspica dal governo una maggiore sensibilità, visto che le tasche dei portafogli dei consumatori, languono sempre più.