(di Bulldog) Dio ci scampi dall’ avere problemi con la giustizia in un altro Paese e dal chiedere aiuto ad un politico “amico”… per l’amor di Dio. Rischieremmo di fare la fine di Chico Forti, o peggio quella di Fausto Biloslavo nelle carceri sovietiche di Kabul, o – più recentemente quella di Ilaria Salis che, grazie all’aiuto della politica italiana, rischia una condanna pesante a Budapest.
Perchè, nun ce sta niente a fa’: la nostra classe politica – che abbia studiato o meno, che abbia girato il mondo o meno – quando c’è da sparare cazzate è sempre lì in prima fila non per fare il tifo per una soluzione che sia quella ideale per il nostro concittadino in galera, ma per avere titoli gratis sui giornali o per alimentare una polemica contro l’avversario di turno.
Se quello detenuto o rapito sta nel nostro campo politico si invoca l’intervento di Quirinale, Chigi, ministero del Tesoro (per pagare riscatti milionari a piè di lista ai tagliagole di mezzo mondo).
Se invece è dell’altro campo politico, cazzi suoi. E’ soltanto un “neofascista arrestato a Kabul” come scrisse L’Unità quando Fausto Biloslavo, giornalista free lance in Afghanistan per guadagnarsi la pagnotta raccontando la guerra all’Urss dei mujaheddin dalla parte del governo comunista di Kabul, venne prima arrestato senza motivo e poi, una volta rilasciato, volutamente investito da un camion pesante. Chissà come se l’è goduta nel pozzo delle galere di Kabul leggendo la solidarietà dei colleghi in Patria…
Su Ilaria Salis la sinistra e la stampa woke hanno mostrato il loro volto peggiore: si sono “scandalizzati” quando la detenuta è stata portata in catene davanti al giudice (facendo finta di non sapere che le “catenelle” in Italia le abbiamo usate e mostrate a favor di telecamere sino a pochissimo tempo fa: ricordate Enzo Tortora nel momento del suo arresto?); hanno chiesto un intervento impossibile del Governo trattando a piena voce il governo ungherese alla stregua di una Repubblica delle banane e non di uno Stato di diritto europeo; hanno suggerito che fosse stato il cinico governo fascista di Roma a chiedere un trattamento pesante per una detenuta di idea politica opposta.
Anzi, di più. Candidiamo Ilaria Salis a Bruxelles. Anzi, no. Non possiamo togliere il posto al caldo di un apparatčik del PD che vale di più, molto di più, della libertà di una “combattente antifascista“. Povera Ilaria, sedotta e abbandonata dai woke di casa nostra.
Ma non vi fate un po’ schifo quando vi guardate allo specchio e vi lavate i capelli? ah già, voi i capelli non ve li lavate…